Maxigara sugli alberi strapagati: turbativa d’asta, Sala rischia il processo

Notificato l’avviso di chiusura indagini, subì pressioni politiche

Giuseppe Sala

EXPO 2015 GIUSEPPE SALA

Milanop, 24 giugno 2017 - La nuova accusa per il sindaco Beppe Sala è quella di turbativa d’asta: la fornitura di 6mila alberi per Expo sarebbe stata assegnata senza una apposita nuova gara e gli alberi sarebbero stati pagati a peso d’oro. Con l’aggravante di avere agito sotto pressione politica per scorporare «il verde» dal bando per agevolare vivaisti lombardi. Lo scorporo non andò in porto e Sala affidò tutto l’appalto alla Mantovani che subappaltò a sua volta il lavoro a un’altra impresa. «Beppe Sala, Pierpaolo Perez, responsabile dell’Ufficio gare e contratti di Infrastrutture lombarde e Antonio Rognoni, direttore generale di Infrastrutture lombarde - spiega la pg - avrebbero turbato la gara più importante di Expo, quella sulla Piastra, per avere aderito, anche su richiesta di esponenti politici della Regione Lombardia, (ente socio di Expo 2015), alle richieste dell’associazione lombarda florivivaisti effettuate con lettera del 16 novembre 2011 inviata al Presidente della Regione Lombardia e all’ad di Expo 2015».

E ancora, si legge nelle carte della chiusura indagine dalla Procura generale, «la turbativa sarebbe stata finalizzata all’affidamento della fornitura delle essenze arboree da utilizzare nel sito dell’Espozione Universale 2015 a una o più ditte aventi sede in Lombardia». Le indagini, condotte dal sostituto procuratore generale Felice Isnadi e coordinate dal pg Alfonso che ha avocato l’inchiesta alla fine del 2016 sottrandola alla procura (cosa rara), si sono concentrate in questi mesi sullo scorporo dell’appalto del verde da quello della Piastra al quale era inzialmente collegato. Secondo l’accusa questa operazione avrebbe dovuto comportare una nuova gara, per permettere a chi, per diverse ragioni, non aveva potuto tentare di aggiudicarsi l’appalto complessivo, di poter entrare in corsa per quello ridotto. Non averlo fatto ha comportato una turbativa nella regolarità della gara. Di fatto, per l’accusa, il sindaco, con tali modalità, avrebbe sbarrato l’accesso a ogni altro possibile concorrente. «Comportamento dettato da esigenze di fretta», cioè dalla necessità di non allungare troppo i tempi degli appalti dell’Esposizione universale. Sulla base di questa giustificazione di Sala i pm, nella prima inchiesta, non avevano ravvisato ipotesi di reato. Ma alla fine del 2016 il gip Andrea Ghinetti aveva respinto la proposta di proscioglimento e rivisto la posizione del sindaco. La procura generale, attraverso Felice Isnardi, aveva quindi tolto il fascicolo ai

colleghi e aveva aperto un’indagine-bis, con Sala indagato. La prima accusa contestata allora era quella di «falso in atto pubblico», per aver firmato una nomina risultata retrodatata di 13 giorni. Questa indagine-bis si è conclusa con la fine dell’ultima tornata di interrogatori e la raccolta di molti nuovi elementi. Così ieri la notifica della conclusione delle indagini, che potrebbe essere la premessa tecnica della richiesta di rinvio a giudizio. L’istanza non potrà essere formalizzata prima di 20 giorni feriali, a partire da ieri. Dopodiché sarà un gip dello stesso tribunale a decidere se disporre il processo per il sindaco o se proscioglierlo dalle accuse. Oltre a Sala, l’inchiesta coinvolge anche altre 7 persone. Ai vecchi indagati, cioè l’imprenditore Paolo Pizzarotti, l’ex amministratore delegato del gruppo Mantovani, Pier Giorgio Baita, e l’ex manager Expo Angelo Paris, si sono aggiunti i nomi dell’ex manager Expo Pierpaolo Perez, del dipendente Dario Comini e del presidente della società Coveco (ora Kostruttiva) Franco Morbiolo. Tutti accusati a vario titolo di corruzione, turbativa d’asta e tentata turbativa d’asta. Sotto indagine, ai sensi della legge 231 sulla responsabilità amministrativa di società per reati commessi da propri dipendenti, anche i due gruppi Coveco e Mantovani. 

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