Expo, Padiglione Italia "aperto" fino al 6 gennaio. Tempi, staff e costi: i nodi del piano

I dubbi e le proposte dei partner del Cardo, Sala: "Non lo escludo". La Ue: serve negoziato a Bruxelles. E voi cosa ne pensate? Partecipate al sondaggio

SPETTACOLO L’Albero della vita cattura frotte di turisti (Newpress)

SPETTACOLO L’Albero della vita cattura frotte di turisti (Newpress)

Milano, 19 settembre 2015 - La proposta è nero su bianco e ieri, incassato l’appoggio del presidente di Expo spa, Diana Bracco, la Cisl di Milano l’ha ribadita in una seconda lettera aperta: prorogare le attività del Padiglione Italia all’Esposizione fino all’Epifania del 2016. «Consentirebbe di agganciare le festività natalizie – scrivono il segretario di Cisl Milano, Danilo Galvagni, e il responsabile sindacale per Expo, Danilo Zambelli –. In quel periodo sono in programma altre iniziative, come l’Artigiano in Fiera, che richiamano migliaia di persone. Perché non creare delle sinergie?». Il verdetto spetta ai piani alti della politica locale e nazionale, che devono prima fare i conti con i costi di un prolungamento, i contenuti da mostrare ai visitatori, l’organizzazione del cantiere di smantellamento intorno e la disponibilità dei partner, visto che il commissario Bracco aspira a tenere aperti anche gli spazi del Cardo, oltre a Palazzo Italia e all’Albero della vita. Al momento, sono tutte incognite. Come i tempi, che stringono. Il commissario unico di Expo, Giuseppe Sala, avverte: «Bisogna prendere una decisione in tempi rapidissimi».

Il dossier sugli investimenti è tra i più complessi: bisogna calcolare gli appalti dei servizi, gli stipendi del personale, gli aggiustamenti per rendere accessibili gli spazi e soprattutto capire chi paga. Galvagni è ottimista: «Si potrebbe proporre un biglietto di ingresso, più basso di quello attuale. E se come dice Cantone (Raffaele, presidente dell’Autorità anticorruzione, ndr) parte dei costi fuori budget è dovuta a Palazzo Italia, può essere un’opportunità per rientrare delle spese in più». Il secondo ordine di problemi riguarda lo smantellamento. Entro giugno del 2016 Expo deve riconsegnare l’area sgombra ad Arexpo spa, l’immobiliare proprietaria dei terreni. Di fatto, per due mesi e poco più i turisti si troverebbero a visitare il Padiglione italiano circondati dai cantieri. «Perimetrare l’area perché sia in sicurezza» puntualizza Sala, che tuttavia si dice possibilista: «Non lo escludo». «Non è un’idea scandalosa, cum grano salis tutto si può fare», chiosa Marco Rettighieri, ingegnere di Italferr, il regista della costruzione del sito di Rho. Considerato che il Cardo corre perpendicolare al Decumano, i tecnici dovrebbero pianificare un cantiere tagliato in due. Per Galvagni, si potrebbe agganciare anche il parco dei bambini all’area di Padiglione Italia, tenendo vivo un ulteriore tassello del sito. Terzo interrogativo: chi gestisce la partita? Expo spa si sfila: per regolamento del Bureau international des Expositions (l’ente che presiede all’organizzazione) il sipario cala il 31 ottobre, quindi «la società non può gestire attività come un flusso di visitatori», precisa Sala.

Infine, bisogna far fronte alla precarietà delle strutture. Solo Palazzo Italia è costruito per durare, agli edifici sul Cardo, ad esempio, manca il riscaldamento. Di fatto, i partner si sono organizzati per sbaraccare dopo il 31 ottobre. Coldiretti è possibilista. «Non abbiamo problemi di organizzazione e sul sito ci sono nostri dipendenti», spiega il presidente lombardo, Ettore Prandini. Confindustria resta alla finestra: «Non abbiamo ricevuto comunicazioni ufficiali, lo valuteremo». L’associazione, d’altronde, ha dovuto scartare un tour della propria mostra, «Fab Food», perché troppo costoso. Per l’Unione europea, dirimpettaia di Palazzo Italia, è quasi no. «Il nostro bilancio e la decisione giuridica sono legati a Expo – spiega il vicecommissario, Giancarlo Caratti di Lanzacco –, legalmente non possiamo usare le risorse europee a meno che non ci sia un’altra decisione politica». E di soldi ne servono, visto che per la Ue lavorano 112 persone. «Il Cardo è partito in ritardo – osserva Caratti –, l’idea è legittima, ma serve un negoziato a Bruxelles». Anche per l’Albero della vita toccherebbe mettere mano al portafogli, rinnovando il noleggio degli effetti speciali che attirano milioni di visitatori sotto le sue fronde.

luca.zorloni@ilgiorno.net

Twitter: @Luke_like

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro