Expo, un altro manager nei guai. "Favorì azienda negli appalti"

Indagato Antonio Acerbo, l’uomo di Padiglione Italia. «Chiarirò tutto» di Marinella Rossi LA SCHEDA - Chi è Antonio Acerbo

Antonio Acerbo

Antonio Acerbo

Milano, 18 settembre 2014 - La colla delle tangenti non si stacca da Expo e dai suoi top manager. Tangenti sulle Vie d’Acqua, questa volta, ridimensionate da ambizioso progetto di parco idrico a canali di deflusso del sito espositivo. Gare d’appalto pilotate in cambio di stecche, queste mascherate da consulenze affidate a una piccola costellazione di società di progettazione edile. Una rumba fra padre e figlio: il sub-commissario di Expo, ingegnere Antonio Acerbo, inossidabile tecnico passato ai più alti incarichi nella pubblica amministrazione, è indagato per corruzione e turbativa d’asta, e il suo sparring partner, il figlio Livio Andrea, anche lui ingegnere, per riciclaggio del denaro girato sotto forma di consulenze fittizie, attraverso la manciata di società. Ed Expo è di nuovo in affanno. Quattro mesi dalla botola scoperchiata sul trio Gianstefano Frigerio, Primo Greganti e Luigi Grillo, si torna a riproporre il dualismo tra asta pilotata e bustarella. Succede ieri con le perquisizioni messe a segno dalla sezione di Gdf della Procura di Milano, su ordine dei sostituti Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio, i titolari del primo Expo-gate. Perquisizioni in via Molino Dorino, sede operativa di Expo, e negli uffici di Metropolitana Milanese, stazione appaltante dell’Esposizione Universale. Poi nelle società di progettazione e nelle case degli indagati, che sono, oltre a padre e figlio, anche alcuni intermediari: strumenti del contratto che avrebbero stretto Acerbo e una sua vecchia conoscenza, quell’Enrico Maltauro della Maltauro Costruzioni (l’azienda si dice «estranea») per ottenere, il secondo, l’appalto di una tranche delle Vie d’acqua, e il primo la dovuta riconoscenza. Ma è proprio Maltauro nei suoi interrogatori iniziati a maggio scorso, e secretati, a inguaiare (ma poi seguono altri riscontri) il sub commissario, uno di cui dice (in una telefonata con Gianstefano Frigerio che ne vantava l’amicizia): «Non c’è nessuno che è più vecchio amico di me con Acerbo». Uomo che merita attenzione particolare visto che, aquilano di 65 anni, passa dall’impresa privata (Fininvest, Montedil, Tecnimont) a membro del Cda di Mm, a Direttore generale della Giunta Moratti, a Grande ufficiale della Repubblica in forza del restauro della Scala. E Acerbo, uscito da Palazzo Marino con l’arrivo di Pisapia a sindaco, non finisce nel cono d’ombra: entra subito in Expo da responsabile del progetto Vie d’Acqua (90 milioni di euro, valore totale dei lavori) e insieme presidente della commissione di gara.

Quella che, secondo la Procura, è truccata, almeno nell’ultimo troncone che interessa Maltauro: la tranche sud che collega la Darsena, il centro di Milano, al sito espositivo a Rho. Lavori ottenuti dall’imprenditore vicentino con 43 milioni, e con lo sconto del 21% sulla base d’asta di 54. Lavori che Maltauro si aggiudica nel luglio 2013 (consegna del cantiere il primo agosto), la stessa data indicata nei decreti di perquisizione a carico di Acerbo, figlio e altri: 10 luglio 2013.  Ma che sarà ora del management di Expo? Ieri il commissario unico Giuseppe Sala era assente da tutto. Oggi il commissario anticorruzione Raffaele Cantone è atteso in Procura. Se le vie d’acqua (che Acerbo lasciò all’esplosione dell’Expo-gate) sono un piatto ormai freddo, Acerbo ora è responsabile del Padiglione Italia di cui, data l’urgenza a chiudere i lavori, gestisce gli affidamenti diretti. E se, come dice il suo legale Federico Cecconi, intende «chiarire la sua posizione il più presto possibile», il sindaco Giuliano Pisapia, pur vantando garantismo, ne auspica «un passo indietro». «Per il bene di Expo».

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