In sedia a rotelle all’Expo: "Arrivarci sarà un’odissea"

"Milano non è pronta ad accogliere le persone sulla sedia a rotelle. Negli anni ’80 era una città moderna da questo punto di vista. Poi si è fermata" di Cosimo Firenzani

Disabile visita le barriere architettoniche di Expo

Disabile visita le barriere architettoniche di Expo

Milano, 10 febbraio 2015 - «Milano non è pronta ad accogliere le persone sulla sedia a rotelle. Negli anni ’80 era una città moderna da questo punto di vista. Poi si è fermata». Fabrizio Marta, blogger che racconta i suoi viaggi dal punto di vista di un “rotellato” (come si definisce), è arrivato a Milano con una domanda: «Come si presenterà la città ai visitatori in arrivo per l’Expo sul piano dell’accessibilità?». Quattro giorni in giro per la città tra pavè e rotaie agli attraversamenti pedonali e ascensori delle stazioni della metropolitana che rappresentano un’incognita continua. E la risposta, nonostante i visitatori disabili attesi siano 200mila, è impietosa: «Ho fatto numerosi viaggi per documentare quanto le città sono accessibili – continua Fabrio Marta – di solito tendo a sottolineare gli aspetti positivi. A mettere in evidenza quello che si può fare, più che quello che non si può. Ma in questo caso la città si presenta male: Expo rappresentava un’occasione per cercare di migliorare le cose. Hanno assicurato che il sito espositivo sarà completamente accessibile. I visitatori, però, si sposteranno in città...».

Il viaggio di Fabrizio Marta è iniziato venerdì con l’arrivo a Milano dall’aeroporto di Malpensa: «A Cadorna capisci come muoverti solo chiedendo al personale, quando basterebbero delle strisce sul pavimento – racconta –. Non parlo di interventi dispendiosi: nastro in terra o segnaletica molto semplice». Sarà stato un caso, ma Fabrizio ha subito dovuto fare i conti con gli ascensori delle stazioni della metropolitana: «Ci avevano consigliato di chiedere ogni volta agli operatori Atm ai tornelli se l’ascensore della stazione di destinazione fosse funzionante – continua –. A Cadorna ci hanno assicurato che quello della stazione Centrale lo fosse. Invece, appena arrivati, l’ascensore da poco inaugurato era disattivo. Abbiamo seguito un percorso alternativo, ma se ogni volta che una persona sulla sedia a rotelle esce di casa sola deve affrontare un’odissea alla fine si scoraggia».

Disabile visita le barriere architettoniche di Expo

Una volta in strada, i problemi sono altri: pavè e rotaie del tram in cui si rischia di restare incastrati, marciapiedi senza pedana per salire. «Spesso non ci pensiamo, ma rotaie e pavè possono creare problemi, soprattutto se si è da soli – prosegue –. Ok, sono caratteristiche strutturali e ci si può fare poco. Ma i marciapiedi spesso sono sprovvisti di scivolo e anche questo è un problema se si è da soli». I musei sono accessibili e spesso non hanno barriere architettoniche, ma i problemi nascono quando si deve entrare in un negozio: «Sono pochi gli esercizi che hanno una pedana – afferma Fabrizio Marta indicando gli ingressi di alcuni negozi nella zona dei Navigli –. Spesso, anche se un commerciante vorrebbe dotarsi di uno scivolo è complicato dal punto di vista burocratico intervenire».

Gli esempi da seguire, parlando di accessibilità in generale, certo non mancherebbero: «Vedo un abisso rispetto alla Germania, in particolare Berlino, ma anche rispetto agli Usa – continua Fabrizio Marta percorrendo l’Alzaia del Naviglio Grande –. In genere nei Paesi del Mediterraneo è più diffusa la cultura dell’assistenza. Del tipo: non puoi accedere a tanti luoghi da solo, ma c’è sempre qualcuno che ti può aiutare. Ma il risultato è evidente: quante carrozzine vedete in giro per Milano? Pochissime. A Berlino se ne vedono continuamente. Ci sarebbe anche un esempio da seguire. Torino. È migliorata tantissimo da questo punto di vista dopo le Olimpiadi invernali del 2006».

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