Expo, cancelli chiusi e vie deserte. Il trasloco inizia a mano: «Siamo senza permessi»

Il racconto del primo giorno di smantellamento della città dell'Esposizione universale

Iniziati i lavori di smantellamento a Expo, una ragazza solitaria con il trolley

Iniziati i lavori di smantellamento a Expo, una ragazza solitaria con il trolley

Milano, 3 novembre 2015 - L’eco dell’annuncio del treno in arrivo insegue i pochi passeggeri che scendono ancora alla stazione di Rho-Expo. I lunghi tunnel, dove fino a qualche giorno fa rimbombava il vociare di studenti e famiglie, catturano appena i passi dei lavoratori che rientrano nella città fantasma dell’Esposizione universale di Milano. «Fa impressione», confessa Martina Frungini, di ritorno dal ristorante di Eataly dove ha recuperato le ultime cose: «E ora, cerco lavoro». All’ingresso ovest di Triulza tutti i tornelli sono sbarrati. In uno sportello improvvisato, con i lettori ottici appoggiati sugli scatoloni dei computer, si analizzano i pass: gli autorizzati vengono scortati fino al cancello presidiato dalla polizia penitenziaria. «Qui devono transennare tutto», spiega un addetto alla sicurezza, impegnato a richiamare i lavoratori che scattano, come d’abitudine, verso i tornelli ormai pensionati. Dal mattino sono arrivate 200 persone. Un gruppo di cinesi aspetta il responsabile con i badge, un ragazzo torna all’attacco. «Mi spiace, il pass non va», spiegano i vigilantes, che aggiungono: «È la quarta volta che ci prova».

Oltre i metal detector e le loro luci a intermittenza, l’Expo tace. I jingle che richiamavano i turisti alla parata di Foody lasciano spazio al fischio dei treni, agli spruzzi delle fontane ancora accese. «Vado, mi hanno chiamato per spegnere gli ascensori di Corea e Angola», spiega un elettricista all’uscita. Nei padiglioni è iniziato lo spoglio. Tuttavia sono ancora pochi i furgoni e i camion all’interno perché, come per la costruzione, serve un lasciapassare. E molti ieri non l’avevano ancora, perché il trasloco ufficialmente inizia oggi. Così chi non può arrivare a destinazione con le quattoruote, si arrangia come può, con le golfcar del sito, carrelli e persino bidoni della pattumiera. L’esodo va e viene dai cargo. Il numero 10, di fronte al parcheggio del carcere di Bollate, è il porto di mare del primo giorno di smantellamento. «Non ci hanno dato il permesso di entrare, stiamo facendo tutto a mano», spiega uno degli operai della società che gestiva i ristoranti di Regno Unito, Qatar e Monaco.

La Francia ha già smontato le cucine della sua boulangerie, stipate su un tir con i cestini di vimini delle baguette. I responsabili di Israele caricano in macchina alberi e souvenir avanzati. Douba riempie un furgone di tamburi: «Sono del Senegal, li vendevamo a Cascina Triulza». L’Austria attacca a smantellare domani, spiega il responsabile della logistica: «Ci mancano ancora i permessi ma contiamo di finire in tre giorni». Le strade intorno al sito si sono ripopolate di furgoni in doppia fila e camion parcheggiati alla bene e meglio. Dentro, il traffico è ancora leggero: carabinieri, polizia, sicurezza privata. Anche alcuni operatori della società Expo sono ancora in servizio: si tratta dei cosiddetti «bis», ragazzi che avevano ottenuto un contratto di apprendistato a evento iniziato per integrare gli organici. Nei prossimi dieci giorni lavoreranno ancora, per coordinare il traffico di mezzi e uomini della demolizione. Fino a novembre il cantiere sarà leggero, per la fase di trasloco, ma da dicembre scatteranno i lavori pesanti. A Expo arriveranno fino a quattromila operai, per restituire entro giugno del 2016 i terreni puliti.

luca.zorloni@ilgiorno.net

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