Per Acerbo dimissioni solo a metà. Resterà direttore di Padiglione Italia

Sala: «La fiducia non è caduta». Cantone: «Soluzione provvisoria» di Sandro Neri LA SCHEDA - Chi è Antonio Acerbo

Antonio Acerbo

Antonio Acerbo

Milano, 19 settembre 2014 - «Non è una scelta di compromesso», assicura il commissario unico Giusepe Sala. «È una valutazione di opportunità discrezionale», osserva a caldo il presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone. Che però, poco più tardi, dopo l’incontro col procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati, parla di soluzione «provvisoria» e «dovuta alle emergenze del momento». Il caso, insomma, è tutt’altro che chiuso con le dimissioni parziali rassegnate da Antonio Acerbo. L’ingegnere, indagato per corruzione e turbativa d’asta, da ieri non è più commissario delegato di Expo 2015. «Gli ho parlato e gli ho chiesto di fare un passo indietro», racconta Sala. Acerbo resterà però responsabile unico dei lavori di Padiglione Italia e continuerà a occuprsi della costruzione del Cardo, uno dei due assi principali del sito espositivo. «Così ho concordato - precisa ancora Sala - con Diana Bracco, commissario di sezione del Padiglione Italia». 

Sala, Cantone e la Bracco parlano, insieme, al termine del vertice tenuto negli uffici di via Rovello. Il commissario unico inizia raccontando la genesi del lungo rapporto intrattenuto, in questi anni, con Acerbo. «Lavorava con me già da direttore generale del Comune di Milano. Dopo il cambio di giunta, mentre lavorava come libero professionista, l’ho chiamato in Expo. Inizialmente, come rup (responsabile unico del progetto<, ndr) delle Vie d’Acqua». L’opera, cioè, per la quale ora Acerbo risulta sotto indagine. «Dopo la mia nomina a commissario unico - prosegue Sala - è diventato uno dei miei subcommissari. Col compito di continuare a occuparsi delle Vie d’Acqua, e poi anche del Padiglione Italia».

Mercoledì la notifica dell’avviso di garanzia, e una nuova bufera sull’Expo. La decisione di chiamare Acerbo e chiedergli di dimettersi da uno dei due incarichi, ci tiene a precisare il commissario unico, è nata ieri da «una riflessione più di convenienza che di obbligo». Nel senso, chiarisce, «che un avviso di garanzia non è un provvedimento restrittivo». E che «il rapporto fiduciario con Acerbo non è caduto. Se sono deluso non conta, bisogna andare avanti».

Al numero uno di Expo interessa che «Acerbo non abbia più a che fare col progetto delle Vie d’Acqua, di cui non era più rup da oltre un anno». «Di più - aggiunge - non credo fosse giusto né necessario fare. Naturalmente, in presenza di misure restrittive, le mie valutazioni sarebbero state diverse». Nessuna conseguenza, fa sapere Cantone, neppure sull’appalto al centro del nuovo filone d’indagini: «Al momento non risultano elementi probatori che possano portare a un commissariamento». I lavori continuano, sotto la direzione dell’ingegner Carlo Chiesa. Le dimissioni parziali di Acerbo, conclude Cantone, «sono una soluzione interlocutoria, anche per capire. Perché questa vicenda merita di essere sedimentata». 

sandro.neri@ilgiorno.net

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