Omicidio La Rosa, la ex moglie di Rullo: "Ecco come mio marito cercò di uccidermi"

La donna spiega che l'uomo (imputato per la morte dell'ex calciatore insieme alla madre) voleva incassare l'assicurazione

Raffaele Rullo e Antonietta Biancaniello

Raffaele Rullo e Antonietta Biancaniello

Milano, 7 febbraio 2019 - «Si trattava pur sempre di mio marito e di mia suocera, per questo non riuscivo a credere alla versione degli inquirenti. Solo nel luglio scorso, dopo avere letto tutti gli atti dell’indagine, ho capito che era tutto vero, che loro mi volevano morta, escludo di avere mai tentato il suicidio». È un passaggio importante della deposizione in aula di Valentina Angotti, ex moglie di Raffaele Rullo, imputato davanti alla Corte d’Assise insieme a sua madre Antonietta Biancaniello di tentato omicidio della sua ex consorte, oltre che dell’omicidio di Andrea La Rosa, ritrovato morto in un fusto di benzina nel bagagliaio dell’auto della 60enne, nel dicembre 2017. L’episodio del tentato omicidio della donna (inizialmente classificato dagli investigatori come tentato suicidio) risale al 5 ottobre 2017, circa un mese prima della morte del 35enne.

Gli investigatori ritengono che se la coppia diabolica marito-suocera, fosse riuscita ad uccidere Valentina, incassando il denaro che la donna aveva investito in una assicurazione sulla vita, forse La Rosa si sarebbe salvato. Quel giorno di ottobre la Angotti fu ricoverata al pronto soccorso di Monza priva di sensi e con le vene dei polsi tagliate. Dalle analisi del sangue risultò che aveva assunto delle benzodiazepine e che aveva dei livelli di glicemia molto bassi. Come ha spiegato lei stessa in aula, solo dopo l’arresto del marito per l’omicidio di La Rosa scoprì che Rullo le aveva intestato due polizze sulla vita, una delle quali prevedeva un premio assicurativo di 150 mila euro in caso di morte naturale o di suicidio. Angotti ha raccontato in aula che al suo risveglio in ospedale, quel giorno, disse ai medici di non riuscire a darsi una spiegazione di quanto avvenuto. «Non ho mai pensato di suicidarmi - ha raccontato - anche se in quel periodo ero molto stanca e stressata». Per questo, ha detto alla Corte, ha creduto al racconto che le fecero l’ex marito e la ex suocera, entrambi ora accusati di avere architettato tutto per riscuotere la polizza, in cui la donna aveva fatto confluire tutto il suo tfr. «Biancaniello non è mai venuta a trovarmi in ospedale, ma una sera a cena mi disse che quella mattina era venuta a casa mia e che mi aveva trovata svenuta in bagno, con le vene tagliate».

Per gli investigatori invece, marito e suocera della Angotti, assetati di denaro, organizzarono l’omicidio inscenendo il suicidio di lei. La mattina in cui doveva consumarsi il piano diabolico i due intontiscono la donna con una dose massiccia di psicofarmaci poi quando lei è in uno stato di incoscienza le tagliano i polsi con una lametta.

Però la donnnon moriva mai, alle 14 sarebbe tornato il bambino della coppia da scuola e non doveva vedere la madre in quello stato. Così la suocera prende in mano la situazione e decide di iniettare insulina nelle vene della donna che cadrà subito in coma. Solo dopo, pensandola morta, la suocera chiamerà i soccorsi.

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