Everli “licenzia“ gli shopper: facciamo causa

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Un nuovo fronte, per i sindacati che seguono i lavoratori delle piattaforme, si apre sugli shopper di Everli, una delle prime società a offrire il servizio di spesa a domicilio. "Ci sono arrivate in questi giorni svariate segnalazioni di shopper che avrebbero ricevuto comunicazione unilaterale di recesso del contratto – denuncia Deliverance Milano – da parte della piattaforma di grocery italiana". Tagli del personale in un settore, quello della spesa a domicilio, che da quando è scoppiata la pandemia ha visto crescere il business a Milano. La città ha visto l’approdo di colossi internazionali come Getir e Gorillas, e l’espansione di società italiane come Macai. Everli, ex Supermercato 24, è stato uno dei primi a entrare in un mercato ora segnato da una concorrenza accanita. Gli shopper di Everli si occupano di andare al supermercato, selezionare i prodotti e portarli a casa del cliente. Un servizio, alternativo rispetto a quello offerto dalle principali catene della grande distribuzione, che per effetto dell’emergenza sanitaria e dei lockdown ha conosciuto una crescita fatta di opportunità per chi ha perso il lavoro ma anche di ombre. Deliverance Milano lancia un appello ai lavoratori “licenziati“, offrendo assistenza legale e un servizio di consulenza gratuito.

"A seconda dei casi sarà possibile richiedere il calcolo delle differenze retributive o il versamento del corrispondente Tfr – spiega il sindacato nato nel mondo dei rider – oppure la riapertura dell’account con l’attivazione di un relativo contratto di lavoro (se impugnate entro i 60 giorni dalla cessazione del rapporto o se il rapporto è ancora in essere)". Il motivo dell’interruzione dei rapporti di lavoro, da quanto si è saputo, è il rifiuto da parte degli shopper di servizi di consegna della spesa a domicilio. "Questo è in contraddizione con lo status dei lavoratori a livello contrattuale ammesso dall’azienda – spiega Angelo Avelli, di Deliverance Milano – perché formalmente risultano autonomi ma poi vengono trattati come subordinati, esattamente come i rider. Per questo invitiamo tutti a fare causa". Non è la prima volta che Everli finisce al centro delle proteste. L’anno scorso i sindacati avevano dato battaglia contro quello che definivano un "accordo collettivo capestro" firmato da Everli e una nuova sigla battezzata Unione degli Shopper Italiani (Usi), che sanciva l’inquadramento come lavoratori autonomi.

Andrea Gianni

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