Esplosione nella palazzina di via Brioschi, cento parti civili al processo

Tra le "parti offese" residenti che hanno subito danni alle case ma anche proprietari di auto, moto e bici distrutte

L'esplosione in via Brioschi (Newpress)

L'esplosione in via Brioschi (Newpress)

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Milano, 13 aprile 2017 - Sarà un maxi-processo, quello per la strage nella palazzina esplosa in via Brioschi. Un centinaio di persone - tra residenti che hanno subito danni anche ingenti alle case, e proprietari di auto, moto e bici distrutte – sono indicate tra le parti offese che potranno costituirsi parti civili nell’udienza preliminare a carico di Giuseppe Pellicanò, il pubblicitario reo confesso di aver provocato, il 12 giugno scorso, l’esplosione che uccise l’ex compagna Micaela Masella e una coppia di giovani fidanzati marchigiani vicini di casa e ferendo gravemente anche le sue due figlie.

L’udienza è stata fissata dal gup Chiara Valori per il prossimo 10 maggio, dopo che il pm Elio Ramondini, lo scorso 20 marzo, ha chiuso le indagini a carico di Pellicanò, per i reati di strage e devastazione, e poi ha chiesto il rinvio a giudizio. Tra le parti civili, oltre ai familiari di Micaela Masella e alle due bambine ferite, rappresentati dai legali Franco Rossi Galante e Antonella Calcaterra, e ai familiari delle altre due vittime, potrebbero essere ammesse ad un er un eventuale risarcimento dei danni anche un centinaio di persone in relazione all’imputazione di devastazione. Pellicanò infatti, come si legge negli atti, avrebbe causato «rovina, distruzione e danneggiamento» di «notevoli quantità di beni mobili e immobili» della palazzina di via Brioschi 65. Danneggiati, però, anche «gli appartamenti e le parti comuni degli stabili dell’isolato e degli isolati limitrofi colpiti dall’onda d’urto» e molte bici, moto e auto «parcheggiate». Tra le parti offese indicate, inoltre, il Comune di Milano e il Ministero dell’Interno. Il pubblicitario, tra l’altro, ha già confessato davanti al gip dopo l’arresto di aver causato l’esplosione scollegando il tubo principale del gas saturando la casa e provocando la tragedia. E tutto, secondo l’accusa, perché la sua ex a breve avrebbe lasciato la casa di via Brioschi con le bambine per andare a vivere con un nuovo compagno.

Difeso dai legali Giorgio Perroni e Francesco Giovannini, l’uomo aveva spiegato, però, di ricordare solo per fotogrammi quanto aveva fatto, anche a causa degli «psicofarmaci» contro ansia e insonnia. Una perizia psichiatrica ha accertato un vizio parziale di mente a causa, in particolare, di una forma di «depressione». Più che probabile, a questo punto, che l’uomo chieda di essere processato con il rito abbreviato che garantisce lo sconto automatico di un terzo sull’eventuale pena e che potrebbe aggiungersi all’altro sconto previsto per chi al momento dei fatti aveva consapevolezza solo parziale del proprio intendere e volere. Non è nemmeno escluso che la difesa possa riproporre al giudice la tesi sostenuta dai propri consulenri medici, cioè quella della totale - e non solo parziale - infermità di mente di Pellicanò quando staccò il tubo.

 

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