Esplosione Via Brioschi, motivazioni dell'ergastolo: "Voleva uccidere tutta la famiglia"

Secondo il gup, Pellicanò "era perfettamente consapevole delle conseguenze estremamente lesive" dell'esplosione da lui provocata nella palazzina

Giuseppe Pellicanò  e la compagna Micaela Masella

Giuseppe Pellicanò e la compagna Micaela Masella

Milano, 28 luglio 2017 - Pubblicate le motivazioni della sentenza che ha condannato all'ergastolo, il 19 giugno scorso, Giuseppe Pellicanò accusato di strage e devastazione per avere svitato, nel giugno dell'anno scorso, il tubo del gas dell'appartamento di via Brioschi a Milano in cui viveva insieme alla compagna e alle sue due bimbe, provocando così una esplosione che ha ucciso la donna e una coppia di giovani marchigiani vicini di casa. Giuseppe Pellicanò voleva "sopprimere il proprio (intero) nucleo familiare", ma era "ben consapevole del pericolo a cui esponeva gli altri residenti del palazzo e terzi e nonostante ciò ha deciso di agire". Queste le parole utilizzate dal gup Chiara Valori. Secondo il gup, il 52enne "era perfettamente consapevole delle conseguenze estremamente lesive" dell'esplosione da lui provocata nella palazzina e "del pericolo che avrebbe provocato almeno per i residenti dell'intero edificio (...) ma anche per i potenziali passanti che avrebbero potuto essere colpiti dai detriti e dalle macerie" ed è stato "solo per puro caso" che le vittime non siano state "più numerose".

Avrebbe sofferto di una depressione "al più moderata" e tale da non incidere sulla sua capacità di intendere e volere Giuseppe Pellicanò. A testimoniare il suo stato di salute e "semplicemente dei tratti di personalità di tipo narcisistico", c'è anche una conversazione intercettata tra Pellicanò e una sua amica nei giorni successivi allo scoppio di via Brioschi e riportata nelle motivazioni della sentenza di condanna al carcere a vita. Nella conversazione 'captata' dagli investigatori nel periodo di ricovero ospedaliero successivo all'esplosione, il 52enne riferisce a un'amica che lo era andato a trovare al Niguarda di avere "appreso sui giornali - scrive il gup - che qualcuno aveva parlato di una sua forma di depressione, ma nega con decisione che questo possa avere avuto una qualsiasi incidenza sul suo comportamento". Così, si legge nelle motivazioni, Pellicanò diceva alla sua amica: "Eh allora? che ho una leggera forma di depressione? A parte che la psichiatra mi ha fatto un referto a fine maggio che mi ha detto 'non la voglio vedere neanche a giugno perché è migliorato' (...) non c'è relazione tra le due cose (lo scoppio e la depressione, ndr)". Secondo il gup, quella di Pellicanò sarebbe stata "una forma depressiva minore a probabile natura reattiva, del tutto inidonea a influire sulla sua capacità di intendere e di volere".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro