Piazzale Libia, esplosione in un palazzo: "Scortati a prendere le nostre cose"

La vita “provvisoria“ da parenti o in residence delle 49 persone evacuate dallo stabile al civico 20

I vigili del fuoco nella palazzina dove è avvenuta esplosione

I vigili del fuoco nella palazzina dove è avvenuta esplosione

Milano, 14 settembre 2020 - «Non è stato facile addormentarsi perché la testa era piena di pensieri. Ma è andato tutto bene. Oggi faremo la prima lavatrice nel residence. Aspettiamo di capire quando potremo tornare a casa a prendere altri oggetti personali, ora abbiamo l’indispensabile per tre giorni". Luca Moruzzi, residente al sesto piano di piazzale Libia 20, racconta la prima notte vissuta lontano dal suo appartamento, che fa parte dei 37 resi inagibili dall’esplosione di sabato mattina.

Delle 49 persone presenti nello stabile al momento dello scoppio, 23 hanno chiesto una sistemazione alternativa (le altre sono state accolte da parenti e amici), trovata grazie alla collaborazione tra Comune e amministrazione del condominio. Le camere sono tutte in residence della zona. «Abbiamo tutto quel che serve, possiamo anche cucinare", continua Moruzzi, con la mente già proiettata alla settimana lavorativa. "Sono un impiegato. Domani (oggi per chi legge, ndr ) sarebbe stata la prima giornata di lavoro in presenza dopo mesi di smartworking, ma ho chiesto di continuare con la modalità a distanza perché non voglio allontanarmi dalla zona", non sapendo quando potrà rientrare in casa a recuperare altri oggetti.

"Stiamo aspettando aggiornamenti, ci saranno dei turni per poter accedere in sicurezza con la scorta", prosegue Paolo Germani, pure lui residente al sesto piano, che insieme ad Aly Harhash ha soccorso Adam Serdiuchenko, il ventinovenne di origini ucraine residente nel monolocale al piano terra dal quale sarebbe originata la deflagrazione, che ha riportato ustioni di secondo e terzo grado sull’80% del corpo ed è ricoverato al Niguarda dove resta in prognosi riservata. Germani è anche marito di Elena, all’ottavo mese di gravidanza, tra gli abitanti portati in ospedale sabato. "Si è solo agitata, sta bene. Noi entreremo nel residence domani (oggi per chi legge, ndr ), abbiamo preferito passare il weekend da parenti per sentire il calore della famiglia. Elena, ingegnere chimico, si è raccomandata di prendere il pc per poter lavorare a distanza. Io, che sono un pilota d’aereo per una compagnia lettone, sto aspettando la ripresa dopo i difficili mesi del Covid".

All’ingresso del civico 20 e alle finestre dell’alloggio posto sotto sequestro insieme al contatore di gas metano, primo passo dell’inchiesta per accertare le cause dell’esplosione che al momento sembrano di tipo accidentale, ci sono tavole di legno. Un luogo ieri meta di residenti della zona e curiosi. "Un orrore. Tutta la mia solidarietà a chi non può ancora tornare a casa", commenta Dolores Alvarez. "In via Angelo Maj - intervengono alcuni abitanti - abbiamo raccolto schegge di vetri sui davanzali".  

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