Via Brioschi, gli ultimi minuti di casa Pellicanò: i pm ascoltano la figlia di 11 anni

Testimonianza "protetta" della bimba. Attesa per l’interrogatorio del papà

I rilievi nell'appartamento di via Brioschi

I rilievi nell'appartamento di via Brioschi

Milano, 3 luglio 2016 - Potrebbe arrivare già oggi la convalida del fermo per Giuseppe Pellicanò, il pubblicitario cinquantenne dimesso venerdì dal Niguarda e subito trasferito nel carcere di San Vittore con l’accusa di strage. Ieri il pubblico ministero Elio Ramondini ha inviato la richiesta al gip Giuseppina Barbaro, che con ogni probabilità lo interrogherà già stamattina. Per il pm, Pellicanò deve restare dietro le sbarre perché, vista la sua indole, c’è il serio rischio che possa compiere nuove azioni eclatanti. Senza contare il pericolo di fuga – visto che l’uomo ha disponibilità economiche tali da consentirgli di lasciare in Italia in qualsiasi momento – nonché il pericolo di inquinamento delle prove, dato che gli inquirenti stanno ancora sentendo parenti e amici (e Pellicanò potrebbe tentare di influenzare i loro racconti). In più, ci sono gli elementi per pensare a una reiterazione del reato, perché è ormai dimostrato che un paio di giorni prima dell’esplosione l’indagato aveva acceso il gas facendo una sorta di prova generale di quello che poi sarebbe avvenuto il 12 giugno al civico 65 di via Brioschi.

Sempre ieri il procuratore aggiunto Nunzia Gatto ha ascoltato pure la figlia maggiore della coppia con l’aiuto di uno psicologo: l’undicenne ha confermato alcune circostanze ritenute importanti ai fini dell’indagine, in particolare legate a quella domenica mattina. La bambina e la sorellina di 7 anni restano per il momento ricoverate all’ospedale Niguarda per le ustioni riportate; nei prossimi giorni, il Tribunale dei Minorenni avvierà le procedure per definire il loro affido. Ai nonni o forse, più probabile, alla sorella di Micaela, Alessia. Bimbe attorno alle quali da tempo è stata creata una sorta di rete di protezione per rendere meno traumatica possibile la definitiva separazione dei loro genitori. Secondo la ricostruzione della Procura, già riportata nel decreto di fermo e che ora è ricomparsa nell’istanza depositata al giudice, era imminente il trasferimento di Micaela Masella a casa del nuovo compagno.

La donna non vedeva l’ora di iniziare un nuovo progetto di vita. Un progetto da condividere con "i rispettivi figli" e che si stava "concretizzando nei giorni a seguire", in un clima di "entusiasmo di entrambi". Una separazione imminente, invece, che Pellicanò, adesso recluso presso il centro clinico di San Vittore, non accettava: da qui il suo atteggiamento ritenuto "pressante" nei confronti di Micaela, i molti sms inviati nei giorni precedenti, la sua "rabbia", l’"ansia", l’"insonnia", i "rimuginamenti", come attestano chiaramente gli scritti custoditi in una cartellina rossa ritrovata tra le macerie dell’abitazione al terzo piano. Ora la parola passa al gip Barbaro, che stamattina interrogherà l’uomo e che deciderà se convalidare l’arresto e disporre il carcere entro domani.

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