Ragazza accoltellata a Milano, sposa per forza: era stata comprata per 13mila euro

La ragazza era fuggita in barcone. Il futuro marito pretendeva il rispetto del contratto firmato in Eritrea ma lei ha detto no

Milano, 19 agosto 2022 -  Pretendeva il rispetto del “contratto“. In Eritrea aveva pagato una somma, 13mila euro secondo quanto trapelato, per sposare una ragazza della sua tribù. Ma lei ha detto "no". Per questo l’ha accoltellata lesionandole un polmone. È successo mercoledì mattina in piazza della Repubblica a Milano, sul prato dal lato di viale Vittorio Veneto che da tempo insieme alla zona dei Bastioni e piazza Oberdan si trasforma in un rifugio a cielo aperto per senza dimora, punto di riferimento della comunità eritrea ma non solo. La ragazza, eritrea di 22 anni, operata d’urgenza al Fatebenefratelli, ora è fuori pericolo. Mentre l’aggressore, connazionale di 36 anni, fino a due giorni fa incensurato, è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio. Alla polizia ha raccontato di aver versato i soldi anni fa alla famiglia di lei per poterla sposare. Poi si era trasferito in Germania, dove viveva tuttora con regolare permesso.

Lei invece è sbarcata a Lampedusa all’inizio di agosto per poi approdare a Milano. Mercoledì l’uomo è venuto a cercarla dalla Germania, chiedendo ai connazionali quali fossero i posti nel capoluogo frequentati da eritrei. Poi ha incontrato la ragazza in piazza Repubblica, ha cercato di avere un dialogo ma la ventiduenne non voleva saperne né di lui e né del matrimonio combinato. A quel punto l’uomo ha estratto un coltello dalla lama di 12 centimetri e l’ha colpita mentre tre parenti di lei cercavano di proteggerla.

"Una vicenda che mi addolora", commenta Rahel Sereke, quarantaquattrenne nata in Italia da genitori eritrei, urbanista, fondatrice della onlus “Cambio passo“ che tutela i migranti richiedenti asilo e consigliera di Municipio 3 di Milano Unita. "In Eritrea non si comprano le donne. In alcune aree remote esistono i matrimoni combinati ma non “a pagamento“. Vorrei capire se il trentaseienne sia stato ascoltato da un mediatore o da un semplice traduttore, perché fa la differenza per capire la natura della violenza. I debiti, solitamente, si contraggono per viaggiare verso l’Europa". Quindi come legge l’episodio di piazza Repubblica? "Come una “pretesa personale“, sintomo di una cultura patriarcale. La compravendita di persone non è comunque inquadrabile in una pratica culturale eritrea. L’accoltellamento, poi, è un atto criminale, noi ci mettiamo a disposizione con i nostri volontari per offrire supporto alla ragazza".

Sereke racconta di essersi occupata di vari casi di "tentati ricongiungimenti" non andati a buon fine. Anche a parti invertite. "Mi viene in mente la storia di un uomo che si era trasferito in Italia dall’Eritrea. Dopo tre anni, la sua “sposa promessa“ lo ha raggiunto (lei non aveva ancora 18 anni) ma lui si è negato. Lei allora ha deciso di trasferirsi nel Nord Europa".

Quanto al ruolo della donne, sottolinea che "sono state attive durante i trent’anni di lotta armata di liberazione. Le persone scappano dal Paese perché c’è un regime dittatoriale. I giovani, donne e uomini, vogliono anche evitare il servizio militare che è obbligatorio per entrambi i sessi". Ma chi arriva in Italia si trova spaesato e spesso dorme per strada. "Lancio un appello al Comune – conclude Sereke –: costruire relazioni con le comunità sul territorio, sul modello di quanto avvenuto quando è scoppiata la guerra in Ucraina, per facilitare il processo di inclusione per tutti".

 

 

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