Milano, allarme medici: casi di epatite A in aumento, serve prevenzione

Di cosa si tratte? Quali sono i sintomi e i rischi di contagio? Come funziona il vaccino? Ecco tutte le informazioni

Vaccini 'buttati', arrestato un medico di Ascoli Piceno

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Milano, 8 marzo 2017 - Aumentano i casi di epatite A. Il dato in crescita riguarda anche l'area metropolitana di Milano (oltre a quella di Roma e Napoli). L'allarme è lanciato dala Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), evidenziando che si tratta di alcune decine di casi che in maggioranza riguardano adulti ed in particolare uomini tra i 25 e i 40 anni, a suggerire una modalità prevalente di diffusione per contatto sessuale. Il contagio può avvenire anche tramite il consumo di acqua e cibi, come ad esempio molluschi crudi o poco cotti contaminati dal virus.

Cos'è?

L'epatite A (in precedenza nota come epatite infettiva) è una malattia infettiva acuta del fegato causata da un virus. I

Quali sono i sintomi?

Il tempo tra l'infezione e il manifestarsi dei sintomi è tra le due e le sei settimane: tra i più frequenti nausea, vomito, diarrea, ittero (occhi e cute assumono un colorito giallastro), urine scure, feci chiare, febbre e dolore addominale. Può raramente verificarsi insufficienza epatica acuta, evento più comune negli anziani.

Qual è il decorso?

Per quanto l'epatite A presenti un andamento in generale benigno e i casi gravi siano rari e prevalentemente riguardino persone con altre malattie concomitanti, il suo decorso nell'adulto è spesso prolungato, anche per mesi e debilitante. Dopo una singola infezione l'individuo acquisisce una immunità per il resto della sua vita.

Gli ultimi casi riscontrati?

Per quanto riguarda i soggetti maschi che praticano sesso tra maschi (MSM), piccole epidemie locali di epatite A tra sono state segnalate negli anni 2000 in Europa e negli Stati Uniti. In Italia abbiamo attualmente notizia di casi soprattutto a Milano, Roma, Padova e Napoli. Si tratta comunque di poche decine di casi, che hanno un peso limitato sulla diffusione della malattia nella popolazione generale, che si mantiene estremamente bassa (intorno a 0.6 casi ogni 100,000 abitanti, dati SEIEVA).

Come difendersi?

Nel caso della epatite A, la protezione con il condom - dichiara Giovanni Battista Gaeta, professore ordinario di `Malattie Infettive` alla Seconda Università degli Studi di Napoli - non impedisce la trasmissione per via fecale-orale a seguito di contatti sessuali oro-anali. Nella pratica il vaccino contro l`epatite A è dotato di buona efficacia nel prevenire i casi di contagio e pertanto va consigliato nell`immediato ai contatti dei casi affetti (compreso i familiari conviventi) e più in generale a tutti i soggetti esposti al rischio a causa delle le proprie abitudini sessuali. Per ottenere quest`ultimo obiettivo è indispensabile una campagna di informazione.

Vaccino: perché farlo?

La vaccinazione contro il virus dell`epatite A è espressamente raccomandata nel Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale per i soggetti MSM.  Tenuto conto della situazione che si è manifestata nelle nostre città, è opportuno che le persone che ritengono di potere essersi esposte all`infezione o che si ritengano a rischio provvedano a vaccinarsi. Una volta individuato un caso di epatite, va raccomandata la vaccinazione immediata dei familiari conviventi e dei contatti, valida per la profilassi dei casi secondari.  

Come si effettua il vaccino?

La vaccinazione viene attuata - dichiara Massimo Puoti, direttore di struttura complessa di Malattie Infettive Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano - mediante due somministrazioni per via intramuscolare a 6 mesi di distanza l`una dall`altra. Trattandosi di un vaccino contenente virus ucciso, non vi sono controindicazioni nel suo impiego in persone portatrici di malattie che causano immunodepressione. La vaccinazione si è dimostrata efficace anche nella maggioranza delle persone portatrici dell`infezione da HIV ed è raccomandata in particolare nelle persone affette da epatopatia cronica (in conseguenza della maggiore probabilità di sviluppare forme gravi), nelle persone con coagulopatie tali da richiedere terapia a lungo termine con derivati di natura ematica e nelle persone che fanno uso di droghe per via endovenosa.

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