"Ennio Morricone, rigoroso: parlava con le sue partiture"

Marcello Sirotti, violoncellista della Filarmonica, racconta così il maestro: la sua forza sul palco andava al di là delle possibilità fisiche

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di Grazia Lissi

Un estro creativo inarrestabile, Ennio Morricone è stato capace di intrecciare musica, azione e storia anche a Milano. La città che aveva ben conosciuto, agli inizi degli anni Settanta, quando il regista Umberto Lenzi l’aveva invitato a comporre la colonna sonora del film “Milano odia: la polizia non può sparare” con protagonista Tomas Milian; prima ancora aveva frequentato la città e le sue case discografiche, era stato arrangiatore di alcune canzoni di Mina e Morandi. Le sue visite nel capoluogo lombardo sono riprese assiduamente negli ultimi vent’anni, il 17 dicembre del 2006 aveva tenuto un concerto in piazza del Duomo, nel 2009Jazzin Festival all’Arena; il 27 ottobre 2018 tenne un concerto memorabile in occasione dei 90 anni della Banda della Polizia di Stato.

Nel 2017 alla Cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università degli Studi gli fu conferita la laurea honoris causa; nel 2019 all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Accademia di Brera all’ex scalo Farini ricevette il diploma honoris causa. Ennio Morricone aveva un rapporto privilegiato con la Filarmonica della Scala che aveva diretto nel 2006 per una tournée promossa da Giorgio Armani e diventata anche un disco, la Filarmonica lo ricorda con rimpianto definendolo "erede di una grande tradizione italiana, con le sue note ha reso immortali opere cinematografiche. Ci lascia un patrimonio musicale universale con un esempio di grande umiltà e dedizione".

Marcello Sirotti, violoncellista della Filarmonica, lo ricorda così: "I suoi brani non sono complessi ma sanno essere indimenticabili, chiunque li conosce. Bastano poche note e riconosci l’autore. Quando venne alla Scala chiese un’ampia sedia per dirigere più comodamente, non riusciva a stare a lungo in piedi. Sono rimasto ammirato dalla forza con cui si reggeva sul podio, ben oltre le sue possibilità fisiche. Un rigore che mi ha ricordato gli ultimi tempi di Herbert von Karajan, anche lui dirigeva seduto, era affaticato ma emanava energia". Continua ricordando che Morricone dirigeva solo la sua musica. "Era un uomo riservato, poco comunicativo, parlava con le sue partiture. E ci ha lasciato motivi immortali. Il suo successo planetario è legato a film importanti entrati nella storia del cinema anche grazie alle sue colonne sonore". Durante una passeggiata milanese fra Galleria e Duomo,

Ennio Morricone spiegò, a chi vi scrive, il suo legame con il cinema. "Il mio lavoro di compositore nasce soprattutto dal rapporto con i registi, il tema dei generi è lontano dalla mia attitudine. Uno dei casi più significativi è quello di Sergio Leone e il western, un genere che francamente non mi è mai interessato, ma lui se avesse fatto film in cinese avrei comunque scritto musica al servizio della sua storia".

Poi guardando la cronista con un’aria sorniona, e sorridendo alla moglie Maria, aggiunse: "La musica per il cinema non è libera. In “L’estasi e l’oro” scritta per “Il Buono, il Brutto e il Cattivo” avrei dovuto tener conto di 24 sincroni su tre minuti e mezzo di musica. Impossibile, ho tolto i sincroni e scritto un altro brano. Bellissimo".

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