Energia o dramma Si fa presto a dire rosso...

Emanuela

Volpe*

Si fa presto a dire rosso Rosso di sera bel tempo si spera, rosso di rabbia, semaforo rosso, zona rossa… Il rosso è il primo colore che vediamo da neonati ed il primo che sparisce al calare della notte o se scendiamo negli abissi. Può essere un invito seduttivo, erotico, un inno alla vita quindi. Ma può rappresentare anche il pericolo, la violenza, rosso è anche il colore del sangue, del dramma passionale, della lotta, della ferocia, del divieto. E poi, quale rosso? C’è lo scarlatto, il vermiglione, il cremisi. Certe tonalità preziose venivano ottenute in passato grazie a vere e proprie stragi di cocciniglie femmina, seccate e pestate per ottenere il brillantissimo carminio, colore tanto amato da Valentino che un giorno ha dichiarato: “Amo il rosso perché è energia allo stato puro”.

Il rosso racchiude tutti gli estremi dei forti sentimenti, dall’amore al dolore, dalla dolcezza alla guerra. Il filo della tradizione cinese che lega indissolubilmente le anime gemelle è anch’esso rosso. Il rosso seduce uomini e animali, con la sua esuberanza ci avverte dei pericoli nella segnaletica e ci attira sulle etichette dei packaging con i suoi squilli di colore. È amorevole per definizione ma può diventare peccaminoso e addirittura demoniaco, se coniugato al nero. Colore passionale e rumoroso, pulsante e carico di vitalità, trova il suo perfetto corrispettivo gastronomico nella ciliegina di mostarda, un sublime accento dolce e piccante del bollito. A Milano ci sono 2 proverbi che ne evidenziano la doppia natura: “Cinq ghej pusseè ma russ” vale a dire “5 centesimi di più basta che sia rosso”: esortazione delle massaie al mercato quando acquistavano il cocomero. Mentre un altro recita: “Ul pusè bun di russ, l’ha sgiacàa l’so pà in dal puss. Vale a dire: “Il più buono dei rossi ha buttato suo padre nel pozzo”. Riporto per fedeltà di cronaca anche quest’ultimo, sul quale non concordo a causa del colore delle mie chiome: rosso, appunto.

*Consulente IACC Italia