FRANCESCA GRILLO
Cronaca

Emma Gatti, dalla Nasa a Opera: "Inseguo un sogno"

La storia della giovane ricercatrice negli Usa che ora sceglie l’Italia per fondare una startup

Emma Gatti

Milano, 1 febbraio 2019 - «Entrare alla Nasa? Più semplice di quanto si creda: ho mandato il curriculum e presentato un progetto. Mi hanno chiamato e sono partita dalla provincia di Milano». La geochimica e vulcanologa Emma Gatti la fa un po’ semplice, perché per farla entrare nell’azienda spaziale ai reclutatori non sono passati inosservati sei anni di ricerca trascorsi a Cambridge, Inghilterra, e la laurea in geologia alla Bicocca di Milano. A colpire gli esperti della Nasa anche quelle quindici pagine di progetto in cui Emma proponeva lo studio delle rocce di Marte, analizzando «il passato climatico del pianeta – spiega –. Sappiamo che c’è stata l’acqua su Marte ma che da miliardi di anni non c’è più: l’intento è capire cosa è successo, con attenzione particolare alla Terra». Cinque anni passati nei campus della Nasa, dove «se si rompe uno strumento lo devi riparare», racconta. Dove i geek, i cervelloni rappresentati nell’immaginario collettivo con gli occhialoni e la maglietta di Star Wars sono rispettati, ammirati. Dove gli altri ricercatori «ti incoraggiano a seguire i tuoi sogni, senza spegnerli, come invece spesso avviene qui».

Proprio da questa consapevolezza Emma è partita per tornare in Italia. Un cervello che, in controtendenza, fa ritorno in patria, con un’esperienza eccezionale. A 34 anni Emma non solo collabora con Taxi1729, un gruppo di ragazzi che porta in giro per l’Italia incontri sulla ludopatia, usando la scienza per prevenirla, ma ha deciso di creare anche una startup (su instagram @planetnineproject, su twitter #planetnine3, su YouTube il canale è Scienza Frontiere) per portare avanti un progetto che parla proprio di incoraggiamento ai giovani, soprattutto alle ragazze, che «ancora devono combattere contro le difficoltà professionali – racconta –. Quando entro nelle scuole ho di fronte ragazzi che sono già scoraggiati, frustrati, passano l’adolescenza a sentirsi dire di trovarsi un lavoro, che quello che possono aspettarsi dalla vita è solo un po’ di banalità. Gli vendono l’idea che la massima aspirazione sia riuscire a cavarsela». Emma, invece, li convince che la strada dei sogni, con l’impegno e la curiosità, è possibile.

«Ribalto i loro stereotipi. Ho intervistato fisici di ogni tipo e sono tutti d’accordo: il lavoro c’è, perché c’è sempre bisogno di nuovi cervelli, persone che risolvano i problemi. Dico ai ragazzi che esistono professioni particolari, cosmochimico, astrobiologo, biogeochimico. Qualsiasi carriera scelgano, devono sentire che la stanno facendo in maniera vitale e la spinta deve arrivare prima di tutto da loro stessi: mia madre era impiegata, come mio padre. Erano i primi a dirmi: ma cos’è che fai alla Nasa? Non è meglio se trovi un altro lavoro? Ora sono orgogliosi». La spinta più forte è per le ragazze: «In tv ci sono solo uomini, come in politica e in altri lavori – afferma –. Le donne devono lavorare il doppio per guadagnare metà rispetto. Esempi come il mio aiutano a crederci».