Ema, Milano è alla corsa finale. Il direttore: non tutte le città adatte

Il ministro Lorenzin: lavoriamo sui voti, complicato sino all'ultimo

Il sindaco Sala e il ministro della Salute Beatrice Lorenzin (NewPress)

Il sindaco Sala e il ministro della Salute Beatrice Lorenzin (NewPress)

Milano, 7 novembre 2017 - A margine del G7 dei ministri della Salute la sillaba più pronunciata è naturalmente Ema, che, dice la padrona di casa Beatrice Lorenzin, «starebbe proprio bene» qui, vicina al futuro Human Technopole. La partita per aggiudicarsi la sede dell’Agenzia europea del farmaco in partenza da una Londra in Brexit è alla stretta finale: il 20 novembre i 27 decideranno tra le 19 città candidate. «È un momento complicato e lo sarà fino all’ultimo minuto - chiarisce Lorenzin -. Milano è in una posizione buona, i numeri ci sono tutti. Stiamo lavorando per avere i voti, che non sono la stessa cosa».

Al convegno collaterale organizzato da Farmindustria, il presidente Massimo Scaccabarozzi sfodera il suo ottimismo: «Tutte le istituzioni stanno lavorando insieme, ora che sono stati pubblicati i dossier direi che Milano non può non avere l’Ema. La tanto accreditata Amsterdam propone una sede provvisoria». Mentre qui è sul piatto il Pirellone. A sperare che «prevalga il merito», come dice il governatore Roberto Maroni, e non «i giochini geopolitici», come traduce Scaccabarozzi, sono anche i diretti interessati, rappresentati in sala da Guido Rasi. Italiano a margine, prima di tutto direttore dell’Agenzia europea del farmaco: «Non mi occupo di Milano, ma dell’Ema», mette subito in chiaro. I milanesi possono essere ottimisti? «Ciascuno ha diritto di esserlo, io sono ottimista che l’Ema vada in un posto con le caratteristiche che abbiamo chiaramente espresso, che ci permetta di lavorare per il bene di 500 milioni di europei». Se i due ottimismi possano coincidere «non tocca a me dirlo», e del resto la decisione la prenderà per tutti il Consiglio d’Europa; tuttavia tra le 19 candidate «ci sono città che noi non riteniamo avere ancora un ambiente sviluppato per un’attivita complessa come quella dell’Ema». Le richieste dell’Agenzia «sono molto semplici: connettività con le 27 capitali, scuole internazionali, una casa pronta per 800 famiglie in pochi mesi...» Quelle che hanno premiato nella survey tra i dipendenti dell’Ema, che hanno classificato Milano quarta (dietro Amsterdam, Barcellona e Vienna), e quartultima Bratislava. Sono ragioni essenzialmente logistiche, chiarisce Rasi, ma un po’ tutti intorno a lui si augurano ne siano considerate anche altre, come «il peso scientifico del nostro Paese», osserva Stefano Vella, presidente dell’Aifa. «È un momento decisivo per la città - chiarisce il sindaco Giuseppe Sala -. Siamo in corsa, uniti in uno sforzo unico e corale». Avere l’Ema «sarebbe una consacrazione del ruolo internazionale di Milano».

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