Ema, ora le carte passano alla Corte Ue

Il Tribunale europeo trasferisce il ricorso. Sala: bene così

Il Pirellone illuminato con la scritta "Ema a Milano"

Il Pirellone illuminato con la scritta "Ema a Milano"

Milano, 9 marzo 2018 - Dal tribunale dell’Unione europea alla Corte di giustizia della Ue. Il ricorso presentato da Milano contro la decisione di assegnare ad Amsterdam la sede dell’Agenzia europea del farmaco (in inglese European Medicines Agency, cioè Ema) cambia assise giuridica continentale. Il tribunale Ue si è dichiarato incompetente a giudicare sul ricorso con cui il capoluogo lombardo vorrebbe ribaltare la decisione presa dagli Stati europei lo scorso 20 novembre, una decisione arrivata solo dopo un sorteggio tra le sfidanti Amsterdam e Milano. È stata la Corte europea, dove già pende il ricorso dell’Italia sul caso Ema, a comunicare la decisione presa dal Tribunale Ue.

Un passaggio di consegne considerato una buona notizia da Palazzo Marino, che in una nota esprime «soddisfazione» e sottolinea: «Il Tribunale europeo, accogliendo la richiesta del Comune di Milano, ha trasferito i due giudizi – di annullamento e di urgenza – alla Corte di Giustizia della Ue, dove già pende il ricorso del Governo italiano. Proseguono quindi, diversamente da quanto aveva chiesto il Consiglio al Tribunale nei propri atti, le iniziative giudiziarie del Comune, che ora potrà far valere, insieme al Governo italiano, le proprie ragioni dinanzi al massimo Giudice europeo. Si è appreso peraltro che in tali giudizi ha chiesto di intervenire, oltre alla Regione Lombardia, anche il Governo olandese». Non solo. «Ieri (mercoledì, ndr) il Comune ha visto accolta la propria richiesta di accesso agli atti da parte della Commissione europea, che ha fornito documentazione utile per gli stessi giudizi».

L’europarlamentare del Ppe-FI Stefano Maullu, intanto, commenta: «Il rimpallo di competenze tra la Corte di giustizia e il Tribunale dell’Unione europea, che ha annunciato di non volersi pronunciare sul ricorso presentato dal Comune di Milano in materia di Ema, è francamente inaccettabile, perché complicherà ulteriormente le procedure che potrebbero condurre a una riapertura del dossier e a un’eventuale assegnazione dell’Agenzia del farmaco a Milano».

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