“Eliminati“ da X Factor con una telefonata

La denuncia di cinque esperti attrezzisti: la società Fremantle ci ha lasciati a casa perché abbiamo lottato per migliori condizioni

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Antonio, 45 anni e tre figli minorenni, ha iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo dal vivo nel 2000, dietro le quinte del musical ’Pinocchio’ al Teatro della Luna, approdando dieci anni fa nel team di ’X Factor’, talent show in onda su Sky che ha visto crescere edizione dopo edizione. Per lui e altri quattro colleghi esperti attrezzisti televisivi quest’anno, con la nuova edizione, è arrivata una doccia fredda. "Ci hanno lasciati a casa con una telefonata – racconta – dicendo che avrebbero fatto a meno di noi. Il problema sono state le azioni sindacali che abbiamo portato avanti nel corso di questi anni, ottenendo miglioramenti nella paga, negli orari e nella sicurezza. Siamo stati puniti per non essere rimasti in silenzio e per esserci seduti al tavolo di contrattazione". Per perdere il posto è bastata una semplice comunicazione verbale, visto che il loro contratto di lavoro scade alla fine di ogni edizione e viene rinnovato quando riprendono le registrazioni del talent prodotto da Fremantle. Il colosso britannico, con sede italiana a Milano, ha firmato celebri programmi d’intrattenimento, serie televisive e fiction, da ’Italia’s Got Talent’ a ’Un posto al sole’. Un settore del variegato mondo degli spettacoli che ha ripreso a pieno ritmo, però in alcuni casi "con condizioni peggiori" rispetto all’epoca pre-Covid. Questa mattina i cinque attrezzisti lasciati a casa da Fremantle si riuniranno in presidio con il Coordinamento lombardo dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo davanti al Cargo 6 di Expo Milano, area che ospita gli studi del talent, anche per "continuare a denunciare la gravissima situazione in cui versa lo spettacolo dal vivo". Un altro presidio è in programma domani sera, quando si apriranno i live dell’edizione 2020, con Ghali come ospite della prima puntata. "X Factor è cresciuto anche grazie al nostro lavoro – spiega Antonio – e adesso ci hanno lasciati a casa da un giorno all’altro, prendendo al nostro posto persone che evidentemente danno meno problemi all’azienda. Mi sono rivolto al sindacato Cub, avvieremo una vertenza chiedendo di essere reintegrati perché noi siamo a tutti gli effetti lavoratori stagionali e per legge abbiamo diritto ad avere la precedenza quando dopo la pausa riparte l’edizione".

Due degli attrezzisti lasciati a casa, infatti, lavorano per il programma da dieci anni. Altri due da cinque, quello con meno anzianità di servizio da un anno. Per loro ricollocarsi, in un periodo di crisi nera per il mondo dello spettacolo, è quasi impossibile. "Non possiamo neanche chiedere il reddito di cittadinanza perché nel 2019 abbiamo avuto un reddito dignitoso – conclude Antonio – ed è un problema andare avanti per tutte le nostre famiglie. Io, ad esempio, ho tre figli minorenni".

Andrea Gianni

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