El bicicleté bottega fuori dal tempo

Andrea

Maietti

In Via Solferino a Lodi resiste la bottega del bicicleté: modelli preziosi e arrugginiti catorci, i secondi prevalenti sui primi, con quel potere di seduzione che viene dai mercatini d’anticherie. El bicicleté di Via Solferino si chiama Beppe, e ha poco più di quarant’anni. Un giovane contro-corrente, di questi tempi di giacca, cravatta e lampada abbronzante. Beppe ha molto vissuto e provato prima di aprire bottega. Lavori e lavoretti. Anche l’università: prima nel ramo scientifico (Ingegneria) e poi in quello umanistico (Lingue straniere). Oh, la noia! Ha cercato di scrollarsela via nel vento in motocicletta. Tradito dalla moto, si è convertito all’amore tanto più affidabile della bicicletta. Del resto viene da una famiglia che ha la bici nel sangue: padre, zio, cugini, tutti han provato a inseguire il fantasma di Coppi. Beppe non ha di queste ambizioni agonistiche, ma la bicicletta lo ha affatturato. Sono già in tanti ad essersi accorti del bicicleté di Via Solferino. Rischia di diventare un toponimo della città. Penso di averne colto il segreto: Beppe lavora in allegria. La bottega è anche un ritrovo di buontemponi e di amici, contenti di dare una mano, quando si affollano vecchiette e ragazzine, pensionati e sportivi, per riparazioni d’urgenza. Succede che, lavorando e chiacchierando, Beppe dimentichi di farsi pagare, come in certe perdute posterie di quartiere. Come al tempo di Mario della Bassiana: dopo aver dato il mezzo etto di mortadella e la manciata di pastiglie Valda a Maria vedova, al suo "Mario, marca per adéss", rispondeva: "Per pagà e murì gh’è semper temp, cara Maria".

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