E per qualche ora ci si dimentica del Covid

Sulla montagnetta c’è persino qualcuno con gli sci, nei parchi bimbi, slittini e pupazzi: così la città ha vissuto attimi di evasione

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di Marianna Vazzana

A Milano c’erano bambini che non avevano mai visto la neve fino a ieri mattina. Svegliandosi hanno ammirato con stupore dalla finestra il manto bianco posato sulle strade di sempre rendendole strade nuove. Ed è stato un attimo convincere i genitori a farsi accompagnare giù, impazienti di affondare i piedi in quel bianco abbagliante e soffice fino a perdersi. Non c’è pianura che tenga, di fronte all’entusiasmo di chi vede un’opportunità da cogliere al volo prima che sia troppo tardi: così ogni montagnetta milanese è diventata una discesa candida da affrontare con gli slittini, per qualcuno persino con un paio di sci ai piedi. È successo al quartiere Adriano e al gettonatissimo Monte Stella che con i suoi 50 metri di altezza è stato meta di sciatori e snowboarder ricreando atmosfere di oltre 30 anni fa.

Come se questo 2020 volesse salvarsi con un ultimo colpo di coda regalando scampoli di divertimento alla città sofferente, messa in ginocchio dalla pandemia, mentre gli impianti sciistici sono chiusi e le feste sembrano una pallida copia di quelle passate. Tanti si sono lasciati conquistare dalla poesia della neve anche solo dimenticando per pochi minuti i disagi causati dall’accumularsi dei fiocchi su marciapiedi e strade: selfie e foto-cartoline davanti al Duomo imbiancato, di fronte al cimitero Monumentale o allo stadio di San Siro sono diventati uno spettacolo consueto, ieri. Bianco su bianco, circondato dal bianco, in un’atmosfera surreale e inconsueta. Risaltavano le travi rosse del Meazza che però non stonavano aggiungendo anzi quel tocco di colore che non guasta. A qualcuno è sembrato di vedere Sant’Antonio, la statua che svetta sulla fontana di via Farini, di fronte al santuario a lui dedicato, chinarsi ancora di più sotto il peso della neve immobile su capo e schiena.

Dal centro alla periferia, poi, è stato il trionfo dei pupazzi di neve, come se i piccoli milanesi, e anche molti adulti a dire il vero, non aspettassero altro che quella distesa per modellare corpi morbidi e volti dai sorrisi di foglie. Visibili, non coperti da nessuna mascherina. Per braccia, rami sistemati ad arte come a voler cingere ogni passante: rivincita per ogni abbraccio negato quest’anno dal Covid. Nel quartiere di Romolo, famigliole sono scese nei parchetti con carote tra le mani per avere "nasi" da sistemare sulle creazioni bianche. Felicità anche per i cani, contenti di correre e rotolarsi dentro quel manto così raro a Milano. La neve in molti quartieri ha cancellato brutti pensieri: omini soffici realizzati tra fruttivendoli e negozianti di alimentari al quartiere Corvetto hanno portato allegria aggiungendosi alle decorazioni natalizie sui balconi. Anche i viaggi in tram hanno avuto un surplus di fascino, "sembra quasi di navigare nella neve", ha mormorato una signora sul 4, mentre i bimbi attorno tenevano incollati gli occhi ai finestrini. Quasi un dispiacere, per qualcuno, scendere nel tunnel della metropolitana dovendosi per forza allontanare dal paesaggio imbiancato. Non è la prima volta che Milano si sveglia sotto oltre 20 centimetri di neve. Alla mente torna la "bufera" del 2009, quando in occasione dell’Epifania ne caddero più di 40. Ancora di più, il 27 gennaio del 2006. Ma il record resta quello della nevicata del 1985, una cascata incessante di fiocchi tra il 13 e il 17 gennaio che si depositarono a terra arrivando a un’altezza di 90 centimetri. Lo sguardo dei milanesi cerca sempre la Madonnina anche in questi casi: è bello, ogni tanto, vederla cambiare colore.

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