"È incapace, non doveva stare in cella": Italia condannata

Lo Stato dovrà versagli 36mila euro. Nelle carceri lombarde almeno venti casi simili, il prossimo giudizio su un ex recluso di San Vittore

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Il prossimo giudizio riguarderà un ex detenuto di San Vittore. Ieri la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per maltrattamenti nei confronti di un recluso laziale 27enne che soffre di turbe della personalità e bipolarismo. Era destinato per sentenza a una rems, strutture che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari, invece l’hanno tenuto in cella perché nelle rems non c’era posto. Così adesso lo Stato dovrà versargli un risarcimento di 36.400 euro per detenzione illegittima.

Chi ha problemi psichiatrici riconosciuti dai giudici, infatti, in cella non può stare. Ma quanti sono, solo nelle carceri lombarde, i reclusi con questo tipo situazione? "Una ventina", è la stima di Francesco Maisto, Garante per i diritti delle persone private della libertà del comune di Milano. Alcuni di loro sono in carcere da mesi, qualcuno anche da un tempo superiore. La giustificazione è sempre la stessa: nelle rems c’è la lista d’attesa. Ma poi, a parte i casi conclamati, c’è un numero sempre maggiore di detenuti con problemi psichiatrici evidenti, anche se all’epoca dei processi ritenuti non incapaci di mente. In Regione sono quasi 900 sui 7.800 reclusi. Nella relazione di metà mandato del garante milanese, presentata ad agosto, si denunciava proprio che "la maggiore criticità attuale in tutte le nostre carceri è rappresentata dalla grave carenza di assistenza psichiatrica".

Una realtà, quella dei detenuti con disturbi mentali, che è andata peggiorando negli ultimi anni. Il peggiore è stato il 2020, l’inizio della pandemia. "É evidente - osservava Maisto - come l’impatto dei disturbi psichiatrici e del comportamento sia decisamente importante rispetto alla difficile gestione dei detenuti che viene, da più parti, rappresentata". A livello regionale, si leggeva nella relazione Maisto, ad agosto erano ben 880 le persone con problemi di patologie psichiatriche (672) o con disturbi del comportamento (208). Eppure in Regione sono solo due i reparti all’interno delle carceri destinati a reclusi con questi problemi, a Monza e a Pavia. In realtà, una recente sentenza della Corte costutuzionale darebbe modo anche a questi detenuti di scontare la propria pena in detenzione domiciliare per motivi di salute. Il problema è che dovrebbero stare in case famiglia o comunità per persone con problemi psichiatrici. Ma il posto, naturalmente, non si trova quasi mai. E così c’è anche chi, nell’attesa, in cella si toglie la vita: in Lombardia 5 detenuti l’anno scorso, tra gennaio e novembre.

Mario Consani

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