"E gli inglesi vogliono fare ricerca qui"

Stefano Caselli è prorettore agli Affari internazionali dell’università Bocconi.

Com’è cambiata la mobilità internazionale dopo Brexit?

"La Gran Bretagna continua a essere un luogo di attrazione di talenti che vogliono lavorare lì, ma se guardiamo all’Europa, per noi - pur nella “tragedia Brexit“ - c’è un vantaggio. I ricercatori che non beneficiano più dei fondi Ue lasciano la Gran Bretagna per venire a lavorare da noi. Le loro università sono diventate molto più care: abbiamo visto crescere le application di talenti europei che guardano alle migliori università in Europa, che ci sono sì! E anche il flusso di studenti nordamericani è in continua crescita".

E per i laureati in cerca di lavoro? Nella famosa lista delle università con “visto speciale“ l’Italia non c’è...

"E siamo in ottima compagnia, visto che mancano le migliori di tutto in mondo... ma è più una norma ’spettacolare’ (che è del 2016), con pochi effetti pratici. Il visto viene dato solo a persone che hanno in mano un’offerta di lavoro, e gli studenti che vengono dalle migliori università d’Italia e del mondo già la hanno. Hanno aggiunto una categoria: entra anche chi non ha un lavoro ma viene da quella lista di università e si è laureato nei cinque anni precendenti. Un segnale politico. Ma come viene fatta quella lista lì?".

Come?

"Con superficialità: il governo inglese prende due ranking che classificano i grandi atenei generalisti e non specializzati, fa un mix ad occhio, ed ecco che delle 37 università, di cui 32 sono americane, solo cinque sono europee, non compaiono molte asiatiche, che sono davanti in molti casi alle americane. La lista degli esclusi è lunga".

Intanto qui aumentano gli studenti stranieri: c’è pure un “effetto Milano“?

"Milano pesa eccome ed è un gioco win-win. Il brand è esploso nel 2015, è percepita come città globale e le Olimpiadi 2026 prolungano l’effetto. Le università ne beneficiano e anche l’hub Milano cresce per le sue università eccellenti in tutti i campi, dall’Ingegneria all’Economia".

Tornano gli asiatici?

"Nonostante la mobilità sia ancora complessa, sono in ripresa anche le application di cinesi. Il Covid ha spinto ancora di più il concetto di “flight to quality“, in un mondo più complicato studenti e famiglie ricercano la qualità. Altro “effetto Covid“: le richieste degli studenti su programmi di mobilità è aumentata in modo esponenziale. Vogliono riprendersi in mano il loro futuro e il loro curriculum". Si.Ba.

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