Droga nel cocktail per violentarla: i tre balordi inchiodati da video e analisi

Le motivazioni della sentenza di condanna

Uno dei condannati ripreso dalle telecamere mentre versa la droga nel drink della ragazza

Uno dei condannati ripreso dalle telecamere mentre versa la droga nel drink della ragazza

Milano, 2 ottobre 2018 - Prima la stordirono versandole la droga nel bicchiere mentre bevevano nel locale. Poi con la scusa di un karaoke la portarono in auto a casa di uno di loro e la violentarono a turno. Lei dopo ore si risvegliò stordita senza rendersi subito conto di quanto era accaduto, ma poi iniziò ad avere dei flash e a ricostruire a poco a poco quella notte di terrore.

Tutto era partito dalla polverina nel cocktail. «La piena corrispondenza del racconto ai fatti effettivamente verificatisi ha avuto millimetrica conferma nella visione delle videoregistrazioni effettuate presso il circuito installato nel locale». Ecco perché non hanno avuto dubbi, i giudici della nona sezione del tribunale penale, nel condannare due mesi fa Marco Coazzotti e Mario Caputo a 12 anni di carcere e Guido Guarnieri, il più giovane del branco, a 8 anni e sei mesi per lo stupro di gruppo messo in atto una sera di metà aprile dell’anno scorso ai danni di una 22enne amica di Coazzotti, giovane commessa in un negozio di abbigliamento che dopo quel trauma perse anche il lavoro.

«Le dichiarazioni della parte offesa sono risultate lineari e coerenti», nota il tribunale - presidente Elisabetta Canevini - nelle motivazioni appena depositate. E se «la linea del racconto si è bruscamente interrotta con una frattura determinata dal vuoto di memoria» che la ragazza ha descritto dal momento del suo ingresso nella casa delle violenze, «tale vuoto di memoria trova idonea spiegazione e corrispondenza con l’esito delle analisi effettuate», che hanno attestato «una significativa positività benzodiazepine», la droga che stordisce e priva di qualunque difesa.

Nessun credito, per il tribunale, va dato perciò ai dubbi sollevati dalle difese degli imputati sulla scarsa quantità di materiale biologico appartenente ai tre uomini rinvenuto sulla vittima . «Il tenore delle conversazioni intercettate in carcere consentono di affermare che ciascuno dei tre imputati ha tenuto condotte sessualmente connotate». Né sono credibili, per i giudici, le diverse ricostruzioni della serata offerte dai tre accusati. «Anzi - osservano - molteplici e segnificative le contraddizionib rilevabili tra le dichiarazioni rese dagli imputati in fase di esame, quasi che ciascuno dei tre avesse passato una serata diversa. «Coazzotti avrebbe trascorso praticamente tutta la serata fuori dalla porta insieme a Guarnieri e a Caputo. Guarnieri, invece, avrebbe cantato tutta le sera all’interno della casa insieme a Caputo». Quest’ultimo, poi, sostiene di aver avuto un malore, mentre «Coazzotti ha escluso che Caputo si fosse sentito male».

Praticamente  certo il ricorso in appello. «Le tracce biologiche rinvenute in quantità minima non sono compatibili con uno stupro di gruppo e comunque non riconducibili al mio assistito», protesta l’avvocato Guido Camera, difensore di Guarnieri che aveva come consulente tecnico Marzio Capra, noto genetista forense che nei processi è spesso schierato invece con l’accusa. «Non si è arrivati ad alcuna certezza neppure sul tipo di benzodiazepine rilevate nell’esame tossicologico nonché sul momento esatto della loro assunzione - osserva il legale - e l’esame dei filmati in realtà non dimostra il versamento di alcuna sostanza nel bicchiere».

mario.consani@ilgiorno.net

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