Droga dal Sudamerica sugli yacht. "Arrestate il narcotrafficante-ingegnere", ma è in fuga

La Procura di Milano ordina la carcerazione, Penalver è però scomparso. Il legale: affidamento in prova e cura anti-droga in Spagna

Un’operazione in Sudamerica contro i trafficanti di cocaina

Un’operazione in Sudamerica contro i trafficanti di cocaina

Milano, 19 agosto 2022 - La Procura di Milano ha emesso l’ordine di arresto, ma il narcotrafficante spagnolo Alberto José Penalver Navarrete è ormai un fantasma. Scomparso dai radar dopo la condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione (con la possibilità dell’affidamento in prova ai servizi sociali legato a un percorso di disintossicazione) per un traffico di droga dal Sudamerica all’Italia, passando dalla Spagna. Partite di cocaina, trasportate a bordo di yacht e barche a vela, destinate anche ad ambienti vip e alla movida milanese.

Le tracce si perdono a Barcellona. Città natale che il 49enne, laureato in ingegneria e “cervello“ di un gruppo di trafficanti internazionali di stupefacenti smantellato nel 2018 da un’inchiesta dell’Antimafia milanese, avrebbe raggiunto tempo fa sfuggendo alle maglie della giustizia italiana. Nei giorni scorsi, divenuta definitiva la condanna, l’Ufficio esecuzioni penali della Procura di Milano ha emesso un provvedimento di esecuzione per la carcerazione, firmato dal pm Adriana Blasco, ordinando l’arresto del latitante. E nella vicenda si è innestata una battaglia giuridica. Il difensore di Penalver Navarrete, l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, ha presentato infatti un’istanza al Tribunale di sorveglianza di Milano perché possa scontare l’affidamento in prova ai servizi sociali in Spagna e non in Italia, proseguendo nel suo Paese il percorso terapeutico di disintossicazione dalla cocaina.

"Una drastica interruzione del programma in atto a causa dell’esecuzione della pena comminata in regime detentivo – scrive – non potrebbe che causare un gravissimo nocumento alla sua salute e al suo recupero in assoluto contrasto con la ratio della legislazione penitenziaria interna e comunitaria". Si appella a un precedente dell’anno scorso, quando il Tribunale di sorveglianza di Brescia concesse a un belga condannato in Italia per traffico internazionale di cocaina la possibilità di scontare il residuo della pena nel suo Paese, sulla base delle norme europee sul "reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie relative all’esecuzione delle pene non restrittive della libertà personale". Principio che il legale chiede di applicare anche nel caso di Penalver Navarrete, estendendolo a una misura alternativa “speciale“ come quella legata al percorso di disintossicazione. La parola passa ora al Tribunale. Intanto il narcos 49enne ha fatto perdere le tracce, approfittando dei tempi lunghi e delle maglie larghe della giustizia.

 

 

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