Droga dello stupro in casa, condannato

Due anni e 10 mesi per spaccio all’ex responsabile di un fast food in centro che offriva “bicchierini“ di Gbl agli amici

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Fino all’arresto era responsabile di un fast food in via dei Mercanti, due passi dal Duomo. Pollo e patatine fritte tutto il giorno, a casa però teneva quasi tre litri di droga in bottiglia.

“Roba“ liquida - si chiama gbl - conosciuta come droga “dello stupro“ perché se finisce nel bicchiere all’insaputa di chi poi la beve allenta i freni inibitori, rende più facili gli approcci sessuali. Matteo F. però, il 28enne che aveva nell’armadio bottiglie e bottigliette (ma anche pastiglie di ecstasy), non era accusato di nessuna violenza sessuale, solo di spaccio. E durante l’interrogatorio davanti al giudice dopo l’arresto, alcuni mesi fa, di fatto ha ammesso. "Faceva infatti presente - ha scritto il gip - di aver comprato le sostanze on-line tramite vari siti e di averne poi venduta una parte avendo bisogno di soldi in un contesto di amici, al prezzo di 60 centesimi al ml.".

Pochi euro per un bicchierino di gbl tra intimi, insomma. Però non è bastato, naturalmente, ad evitare una condanna a due anni e dieci mesi con rito abbreviato. Anche perché pur se il gbl non è inserito nelle tabelle delle droghe pesanti, è pur sempre sostanza "di cui è emersa - scrive il giudice Guido Salvini nelle motivazioni della condanna - l’elevata pericolosità potendo ad esempio provocare arresti cardiocircolatori anche con assunzioni modeste".

Senza contare che all’uomo avevano trovato in casa anche le pastiglie di ecstasy. Finito in manette dopo una segnalazione arrivata alla Squadra mobile, nel suo appartamento gli agenti trovarono un bel po’ di stupefacenti: oltre ai 3 litri abbondanti di gbl all’interno di vari flaconi e boccette, le 18 pastiglie di ecstasy di colori vari per 10 grammi di peso, e un grammo e mezzo di metamfetamina, oltre al materiale per il confezionamento delle dosi e agli strumenti per la pesatura.

Al giovane F., che in tribunale ha mostrato di essersi reso conto della notevole pericolosità del suo secondo “lavoro“ illecito, il giudice ha riconosciuto comunque le attenuanti generiche "in ragione del suo corretto comportamento processuale, della mancanza di precedenti penali, del corretto comportamento tenuto nel periodo degli arresti domiciliari e della resipiscenza mostrata in sede di udienza".

Mario Consani

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