"Dopo la pandemia il 30% rimarrà in smart working"

Rivoluzione nei servizi e nel concetto di ufficio "Un processo delicato che ora va regolato"

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Nell’area metropolitana milanese il 30% dei lavoratori resterà in smart working, lavorando da casa sempre o per una parte della settimana, anche dopo la pandemia. È una delle stime contenute nel nuovo dossier della Cisl sul mercato del lavoro a Milano. "Questo produrrà delle ricadute e dei cambiamenti anche sui servizi, sul modo di concepire i luoghi di lavoro – spiega il segretario Eros Lanzoni – e sulle abitazioni private. Si stanno realizzando spazi di co-working nelle periferie e più vicino ai luoghi di residenza, essi andranno strutturati in modo che siano accessibili da tutti, con la giusta illuminazione e con postazioni ergonomiche per lavorare". L’emergenza sanitaria ha innescato un processo di “remotizzazione forzata“ che va regolato, sfruttando i vantaggi e intervenendo sui problemi che continuano a emergere. Un capitolo a parte è quello dei sussidi: da aprile 2019 a dicembre 2020, a Milano, il reddito e la pensione di cittadinanza hanno assistito quasi 50mila nuclei familiari, per un totale di 95.259 persone: "Il numero dei poveri è destinato a salire senza una ripresa delle attività lavorative".

A.G.

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