Donne libere di essere se stesse Non principesse

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Maria Rita

Parsi

Nel caso del corso che si terrà a Rho, per “educare” le bambine a diventare principesse, la superficialità docet! Ovvero educare, per far loro "imparare a bere il tè sulla sedia in maniera composta e non con le gambe incrociate sotto il tavolo, a salutare in diverse lingue, a camminare sui tacchi per i grandi balli". E, sempre in nome della "sindrome della fotocopia", aumentare "l’autostima" di bambine dai 6 ai 9 anni (sic!). Così, godendo dell’indiretta pubblicità scatenata dalla indignata protesta sui social, fioccano le iscrizioni delle sorellastre di Cenerentola. Ma l’inganno maggiore nasce dallo scambiare questa cosiddetta “educazione” con la possibilità di accrescere l’autostima di bambine così piccole. Poiché l’autostima si radica e cresce nella mente, nel cuore, nel corpo e nell’immaginario dei bambini, maschi e femmine che siano, in ragione dell’amore, dell’ascolto, del rispetto, dell’educazione e degli esempi che essi ricevono. Anzitutto in famiglia, prima agenzia educativa e, poi, a scuola e nel sociale dove la Convenzione Onu dei diritti dei minori deve essere totalmente applicata. E dove i “Diritti inalienabili delle Bambine” siano integralmente rispettati. Così, le bambine non debbono essere discriminate, rese subalterne, relegate a fornire “servizi”. "Poiché l’uomo ha potere se la donna ha piacere". E il piacere femminile, non soltanto a letto, è legato - e vale anche per i maschi!- alla realizzazione di se stesse attraverso gli studi, il lavoro, l’impegno sociale, oltre che a quello famigliare. Sono le bambine, future donne che daranno "vita alle forme della vita" con le quali si popola il mondo. La loro infelicità, sottomissione ed esclusione alimenta l’infelicità dei figli e li rende, in prospettiva, il "braccio armato della loro vendetta". Così, le vere principesse sono quelle che comprendono che la sovranità del femminile è la sola, grande unica possibilità che proprio le donne hanno di rendere la terra un luogo di pace, di serena convivenza, di reciproca conoscenza. Allevare “principesse” legate a vestiti, tacchi, trucchi, sale da thè, sfilate e articoli di lusso, significa alimentare la competizione tra donne, tanto care forme del più arretrato maschilismo. Laddove le donne sono nemiche delle donne sfidandosi tra loro sul chi è più seducente e capace di attrarre e conquistare gli uomini. Pertanto, invece di conquistare un equilibrio dovuto ai trampoli, le bambine dovrebbero comprendere che, come future donne, esse sono belle non se si truccano, si travestono e se sanno camminare sui tacchi, per ricevere complimenti dei maschi, ma se sono libere e se si sentono amate per come sono.

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