Fine vita, la compagna di dj Fabo: "Il primo round è nostro"

Valeria Imbrogno: la libertà di scelta va sancita per legge

Valeria Imbrogno

Valeria Imbrogno

Milano, 26 ottobre 2018 - «Io e Fabiano siamo due lottatori, abbiamo l’indole da pugile: abbiamo vinto un round, ma di sicuro la partita non è finita». Il nuovo ring per Valeria Imbrogno, la compagna di dj Fabo, sarà il Parlamento, dopo che la Corte costituzionale ha fissato un termine entro il quale legiferare sul suicidio assistito, rinviando al 24 settembre 2019 la trattazione della questione di legittimità di cui è stata investita. Pugile professionista e psicologa specializzata in criminologia, 38 anni, Valeria torna a Milano dopo le giornate trascorse a Roma al fianco di Marco Cappato, in attesa di una decisione della Consulta che non esita a definire «storica». Ha lottato con dj Fabo, Fabiano Antoniani, dopo che il 14 giugno 2014 il compagno è rimasto coinvolto in un terribile incidente stradale: la prognosi irreversibile - paralisi totale e cecità - terapie sperimentali con trapianto di cellule staminali in India che si sono rivelate inutili, la scelta dell’uomo di porre fine alla proprie sofferenze. Con Marco Cappato ha accompagnato Fabo nell’ultimo viaggio verso il centro a Zurigo gestito dall’associazione Dignitas, specializzato in «accompagnamento volontario alla morte». E ha continuato a lottare quando l’esponente radicale e dell’associazione Luca Coscioni è finito sul banco degli imputati a Milano, accusato di aiuto al suicidio in un processo che si è trasformato in uno snodo cruciale, dal punto di vista giudiziario, sul tema del “fine vita”. Quando i giudici della Corte costituzionale si sono ritirati in camera di consiglio, Valeria aveva lanciato un appello: «Sono qui anche a nome di Fabiano, chiedo che venga sancito il diritto di poter scegliere». Appello che ora, dopo la decisione dei giudici, rivolge al Parlamento.

Il suo è stato un percorso sofferto e carico di dolore. Qual è il suo giudizio sulla decisione della Consulta?

«Abbiamo ottenuto una vittoria, e Fabiano sarebbe orgoglioso. Sono contenta perché finalmente abbiamo l’occasione di poter cambiare qualcosa in Italia. Abbiamo lottato a nome di Fabiano - lui è sempre accanto a me - e anche di tutte quelle persone che si trovano in una situazione simile alla sua. È stata una decisione storica, non è una vittoria solo per Fabiano ma per tutti».

La palla passa ora alla politica, dove le posizioni sono divergenti. Pensa che ci sia la volontà di affrontare questo tema?

«Se devo dare una risposta diplomatica, sono convinta che l’Italia sia pronta per avere una legge che lasci a tutti la libertà di scelta, che sancisca il diritto di poter scegliere. È doveroso arrivare a un cambiamento, c’è un vuoto legislativo che va colmato e la Corte costituzionale ha inviato alle Camere un invito pressante».

È stato fissato un termine, ma in Italia siamo abituati a tempi lunghi e continue proroghe. Crede che, per una volta, si riuscirà ad arrivare a un punto fermo in tempi brevi, nell’arco di undici mesi?

«È questo l’aspetto che mi preoccupa di più, e lo dico anche da “normale” cittadino italiano, non da Valeria Imbrogno, compagna di Fabiano Antoniani. Ci sono sempre lungaggini, lentezze e ritardi, ma spero che questa volta si arrivi a dare una risposta in tempi ragionevoli».

La Consulta sarebbe potuta intervenire direttamente, con una pronuncia di illegittimità costituzionale...

«Su questo punto preferirei lasciar parlare Marco Cappato».

A luglio ha combattuto il suo ultimo incontro di boxe a Milano. È un ritiro definitivo?

«Nella vita non si può mai dire. Ho sempre avuto l’indole da pugile, e quando inizio una battaglia non mi arrendo mai. Di certo non smetterò di lottare per i diritti, e Fabiano combatte al mio fianco».

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