“Distacco”, per ricordare i morti di Covid

L’installazione, opera di Josephin Capozzi e Giulia Mainardi, sarà inaugurata il 26 giugno in piazzetta Camillo Ripamonti

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di Monica Autunno

“Distacco”, il monumento alle vittime della pandemia è pronto al posizionamento e all’inaugurazione: si terrà domenica 26, alle 11, in piazzetta Camillo Ripamonti, proprio a fianco del nuovo municipio. Non una sede casuale, "ma il completamento di un nuovo spazio pubblico con un’opera d’arte, così come prescritto da normativa". L’opera, vincitrice di un concorso di idee bandito dal Comune in piena pandemia e più volte prorogato "per raccogliere il maggior numero di spunti e suggestioni possibile", porta la firma della coppia creativa Josephin Capozzi e Giulia Mainardi. Non una statua, ma un’installazione, di grandi dimensioni, dalla struttura leggera e dal significato profondo. Una panchina per chi è rimasto, e le vite portate via dal Covid, come da un vento cattivo, rappresentate come fragili petali in cima a steli filiformi. Il tema, appunto, il “Distacco”: "Abbiamo lavorato – così le progettiste – sul tema dell’allontanamento e della separazione forzata. E raccontato la sofferenza nell’impossibilità di assistere le persone amate, affette dal contagio. L’impossibilità, nel caso peggiore, di dire loro addio. La panchina della memoria è invece un vero e proprio luogo di raccoglimento che, grazie a un unico “petalo” caduto su di essa, diventa testimonianza dell’assenza e del ricordo". Il concorso di idee per il monumento alle vittime della pandemia fu bandito nel 2021. Infine, furono 21 le proposte consegnate in bozza alla commissione giudicatrice, composta da esperti (Riccardo Canella, progettista della nuova sede comunale, Roberta Gnagnetti, funzionaria designata dalla Soprintendenza e l’artista Nicolò Galesi) e presieduta dal consigliere comunale Walter Baldi. L’opera scelta è stata quella che "ha meglio testimoniato la fase storica, conservando e rinnovando la memoria delle persone venute a mancare a causa dell’epidemia da Covid-19".

I motivi del concorso e della scelta dell’opera d’arte, non mausoleo nè lapide o “formale“ monumento, erano stati più volte chiariti dal sindaco Angelo Stucchi, che oggi ribadisce: "Quella vissuta è stata una sofferenza immane, che resterà scolpita nella memoria di tutti e che condizionerà la nostra convivenza futura. Qualcosa che ci ha fatto sperimentare la fragilità umana. La nostra città vuole ricordare attraverso l’arte chi ha perduto la vita. Ma anche tutti coloro che si sono spesi nella cura degli altri con dedizione e profonda generosità".

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