Disabili umiliati a Cesate: "Fai schifo, animale"

Le intercettazioni che hanno fatto scattare i domiciliari per due operatori di una cooperativa di Cesate

Un bastone nella schiena fra le torture inflitte ai poveri ospiti della struttura

Un bastone nella schiena fra le torture inflitte ai poveri ospiti della struttura

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Cesate (Milano) - «Aspetta che appena vieni qui ti sparo un calcio nel c..o e te lo sfondo". E altre frasi come: "Fai schifo, sei un animale?". C’era anche l’abitudine di costringere gli ospiti a togliersi le mutande in cucina o nel salone, davanti agli altri ospiti: "Bruno fai vedere le tue mutande, di là, agli operatori e ai ragazzi". Se al mattino non si alzavano con prontezza gli veniva gettata addosso acqua fredda per svegliarli e poi venivano lasciati con gli indumenti bagnati per ore. Se gli ospiti non eseguivano correttamente gli ordini impartiti saltavano il pranzo ma erano costretti a star seduti a tavola a guardare gli altri mentre mangiavano: "Muori, ti faccio ricoverare".

Frasi offensive , grida, percosse, vessazioni e violenze, erano quotidianità nella comunità di Cesate che dava alloggio a 9 pazienti adulti con disabilità psichiche accertate gestita dalla cooperativa sociale "Sogno verde" onlus. Nell’ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Milano, Alessandra Clemente, è descritto quello che succedeva nella comunità di via Dante almeno dal 2017. Era Natalina De Fanti, 67 anni, fondatrice della cooperativa, ora agli arresti domiciliari a dettare le regole della comunità. Era stata lei a instaurare il "sistema basato su punizioni, paura e violenza verbale". Era lei la più "aggressiva e insofferente ai comportamenti gli ospiti". Gli operatori si sono sempre adeguati anche quando si trattava di applicare la punizione del bastone: se gli ospiti non assumevano una postura composta a tavola erano obbligati a rimanere seduti con la schiena in posizione eretta, utilizzando un bastone inserito nella cintura e vincolato alla testa tramite une fascia, nonostante lamentassero dolore fisico.

Episodi documentati dalle telecamere, intercettazioni telefoniche e audio video ambientali, il racconto di una delle ospiti, l’interrogatorio di alcuni operatori. Insieme alla De Santi è finito agli arresti domiciliari Francesco Castoldi, 35 anni. Misure cautelari per 5 operatori, due hanno l’obbligo di dimora e tre sono stati sospesi temporanee dell’attività di educatore di comunità e di ausiliare socioassistenziale per 6 mesi tutti sono ritenuti gravemente indiziati, in concorso fra loro, del reato di maltrattamenti aggravati continuati. Le indagini sono iniziate lo scorso febbraio in seguito alla denuncia presentata da un’operatrice sanitaria assunta a tempo determinato dalla onlus. Dopo aver assistito all’ennesimo episodio di maltrattamento, si era presentata alla stazione dei carabinieri di Castellanza raccontando quello che succedeva nella comunità. La donna aveva anche provato a parlarne con uno degli educatori che gli aveva risposto, "con questi ragazzi ci vuole il pugno duro".

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