Milano, 25 giugno 2020 - Ritirare e riscrivere «la delibera minestrone»: è questa, in sintesi, la richiesta avanzata ieri alla Regione dagli enti e dalle associazioni che si occupano di servizi sociosanitari residenziali per anziani e disabili. Questa la richiesta sostenuta dal Pd e dal Movimento 5 Stelle. Il riferimento è alla delibera approvata dalla Giunta regionale, ed in particolare dall’assesore al Welfare, Giulio Gallera, il 9 giugno scorso, una delibera che, per la Fase 2, prevede le stesse regole e gli stessi divieti per le Residenze Sanitarie per Disabili (RSD) e per le Residenze Sanitarie per Anziani (RSA) nonostante nelle prime vivano anche persone giovani o adulte che, pur avendo necessità e condizioni di salute diverse da quelle degli anziani, per effetto della delibera sono costrette ad un isolamento che le associazioni e gli enti del terzo settore considerano discriminante ora che chiunque può uscire e tornare alla propria quotidianità, sia pur osservando le regole anti-contagio.
A porre il tema prima e immediatamente dopo l’approvazione della delibera era stata Ledha, la Lega per i diritti delle persone con disabilità, che, come riportato su queste pagine, aveva chiesto alla Giunta regionale di stralciare dal provvedimento i servizi residenziali per i disabili. Richiesta risultata vana. Ieri il tema è approdato alla Commissione Sanità del Pirellone, con l’audizione, tra gli altri, di Uneba, Arlea, Confcooperative, Forum Terzo Settore, Federsolidarietà lombarda, Fondazione Brescia Solidale e Agespi. «Non si capisce perché prevedere le stesse regole per persone giovani e adulte e per persone anziane polipatologiche– sottolinea Valeria Negrini, portavoce del Forum Terzo Settore –, senza contare l’onerosità delle disposizioni previste dalla delibera regionale anche a fronte del fatto che ad oggi la Regione non ha ancora corrisposto un euro».
«La Regione – attaccano Carlo Borghetti e Gianni Girelli, consiglieri regionali del Pd – cambi la delibera minestrone su RSA e strutture sociosanitarie che prevede gli stessi obblighi strutturali e gestionali per servizi con ospiti ben diversi tra loro, perché si parla di anziani, di persone anche molto giovani con disabilità psichiche o fisiche, o di persone con fragilità o con problemi di tossicodipendenza. La delibera – sottolineano Borghetti e Girelli – è inadeguata come hanno denunciato chiaramente i rappresentanti dei gestori». «Le audizioni confermano i nostri dubbi – spiega, sempre dal fronte Dem, Paola Bocci –. La delibera sancisce norme di gestione uguali per tutti senza comprendere che i servizi sono profondamente differenti. Va ritirata e riscritta». Quindi Gregorio Mammì, consigliere regionale del M5S: «Trattare i centri sociosanitari alla stessa maniera senza distinguere le diverse esigenze tra anziani e disabili è il più macroscopico errore. E le nuove modalità di accesso alle strutture sono gravose e scaricano sui centri anziani e disabili tutte le responsabilità, i costi e le funzioni che spetterebbero alle Ats, alle Usca e ai medici di medicina generale».
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