Disabili, il futuro è un diritto di tutti

Costruire percorsi di autonomia per chi soffre di deficit cognitivo, attraverso il lavoro, la casa e soprattutto le emozioni. È il progetto di Fondazione CondiVivere

Paola Schwarz educatrice  e fundraiser nel negozio  che vende prodotti a chilometro zero

OPERATIVA e dove sono impegnate diverse persone seguite che si sentono coinvolte direttamente in un progetto vero di lavoro

Milano, 20 giugno 2019 - Costruire percorsi di autonomia per chi soffre di deficit cognitivo, attraverso il lavoro, la casa e soprattutto le emozioni. È il progetto di Fondazione CondiVivere, nata nel 2010 per volontà di un gruppo di genitori di Bresso con figli disabili, assieme al suo «braccio destro», gli educatori di «Sì, si può fare», cooperativa sociale onlus milanese. L’idea è quella di creare un futuro degno e di qualità per uomini e donne affetti da sindrome di Down, autismo, sindrome dell’X Fragile (malattia genetica che causa ritardo mentale).

Percorsi che rappresentano un’alternativa per famiglie e disabili che, dopo il ciclo inclusivo di percorso scolastico, non si rassegnano a vedere vanificati gli sforzi dentro contesti assistenzialistici protetti, dove predominano situazioni monotone. Qui si adotta una metodologia diversa, messa a punto da Nicola Cuomo, docente non vedente di Pedagogia Speciale dell’Università di Bologna, oggi scomparso, nonché fondatore del metodo «Emozione di Conoscere»: «Basato su ricerche scientifiche è di tipo empatico-relazionale perché fa appello all’intelligenza emozionale dei ragazzi», spiega Alberto Aldeghi, presidente di «Sì, si può fare» che aggiunge: «Il nostro lavoro principale è far sorgere nelle persone con bisogni speciali il desiderio di diventare grandi, di sentirsi adulti. Con gli educatori costruiscono una relazione di fiducia. È la base per qualsiasi progetto di sviluppo cognitivo».

«Adottiamo un registro che non è di tipo direttivo, basato su ordini. Ma non consideriamo neppure queste persone “angeli senza età”: un uomo di 40 anni non viene trattato come se ne avesse cinque. Si fa leva sulle emozioni, ciò che li spinge a fare passi avanti», dichiara Paola Schwarz, educatrice e fundraiser. Al momento hanno in carico 17 fra uomini e donne tra 16 ai 43 anni, soprattutto adulti originari di Milano e hinterland. Alcuni di loro sono coinvolti nella gestione del negozio «Aemocon, L’emozione di conoscere i sapori», in via Tartini 14, dove è possibile trovare deliziosi prodotti alimentari biologici, tipici e a Km0.

Nato nel 2016, è un’emanazione della Fondazione ed è gestito da adulti disabili e operatori: «Il loro coinvolgimento è in prima linea, dal contatto dei fornitori alla sistemazione della merce fino all’accoglienza dei clienti. Il negozio funge da laboratorio pedagogico per attuare moduli di sviluppo cognitivo, affettivo, relazionale», chiarisce Schwarz. Si fanno anche foto e filmati «perché le immagini sono la prova dei loro progressi, aumentando l’autostima». Il progetto si estende anche alla vita in casa. In un appartamento in via Carnevali, vicino al negozio, i ragazzi a turno si recano per mangiare, dormire ma anche rifare i letti sotto la regia degli educatori. E c’è il progetto avanzato di «Casa Condivisa», la coabitazione di 4 persone con disabilità e due senza, per qualche giorno alla settimana in via Fiamma, senza educatori.

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