Difendere il bene prezioso della privacy

Ruben

Razzante*

Nella dimensione fisica basta guardarsi intorno, mantenere una distanza di sicurezza da orecchie indiscrete e in questo modo si riesce a custodire un segreto e a preservare la propria privacy. Nella sfera virtuale la protezione dei propri dati è decisamente più problematica. Non si sa mai fino in fondo chi possa attingere al serbatoio delle nostre informazioni e dove finiscano queste ultime, che spesso vengono fagocitate nei meandri della Rete. Ecco perché il venticinquesimo compleanno dell’entrata in vigore della prima legge italiana sulla privacy, che ha istituito il Garante per la protezione dei dati personali, assume un significato rilevante. L’innovazione tecnologica ha profondamente cambiato il modo di rispettare la privacy e ha messo le persone in condizione di dover prestare maggiore attenzione alla condivisione dei propri dati sensibili che, una volta immessi in Rete, diventano di difficile controllo. Inizialmente le persone firmavano come un semplice adempimento burocratico i moduli per il consenso al trattamento delle informazioni che le riguardavano. Nel tempo si è capita l’importanza di quella firma e ora i cittadini-utenti del web sono molto più accorti nel concedere lo sfruttamento dei propri dati a chi li chiede per finalità di profilazione pubblicitaria o addirittura per spionaggio o per commettere reati. Ecco perché, oltre alle leggi e ai provvedimenti del Garante, occorre maggiore consapevolezza del valore dei nostri dati, che non vanno diffusi con disinvoltura ma protetti con cura. L’autotutela è fondamentale e ciascun utente è chiamato ad applicare criteri di prudenza prima di postare commenti, foto o video. Di tutti gli aspetti relativi alla privacy si discuterà oggi a Napoli in occasione di un evento celebrativo dei 25 anni dell’Autorità Garante (“State of privacy ‘22”), al quale parteciperanno esperti e rappresentanti di soggetti pubblici e privati.

* Docente di Diritto

dell’informazione

all’Università Cattolica

di Milano

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