Dietro lo “scafandro”, il grande cuore degli Angeli in corsia

Gli eroi della Clinica Città Studi: non solo medici e infermieri, anche personale ausiliario e fisioterapisti. Sorrisi, impegno e tanta passione

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C’è l’allegra cordialità di Vito, sfegatato tifoso interista della Nord e mani “delicate” prestate ai prelievi ematici; e poi c’è la vitale prorompenza di Fabiana, che con voce squillante e l’inconfondibile accento siciliano alle 8 del mattino dà il buongiorno ai pazienti portando thè caldo e biscotti insieme alle medicine. E poi la disponibilità di Rossana, sorridente anche nei momenti di stanchezza, sempre pronta ad imboccare i più deboli e cambiare i malati che la chiamano in continuazione. E poi Attilio, Simone, Giovanna, Stefania, Mati, Araphaine, Cristina, Carmen, Maddy. Sono loro, “Angeli” in tenuta spaziale, i veri eroi in corsia al quarto piano dell’Istituto Città Studi, dove c’è il reparto riabilitazione riservato soprattutto ai malati di Covid.

Non solo i medici e gli anestesisti, ma gli infermieri, il personale ausiliario a cui si aggiunge Monica, fisioterapista con la passione del teatro che ha la complicata missione di rimettere in piedi chi è rimasto per settimane orizzontale sul letto.

Persone splendide con cui c’è subito feeling: fai fatica a riconoscerli nascosti nelle loro “tute mimetiche” (quando si è a contatto con i malati Covid occorre vestirsi a strati, con altri camici e copricamice, mascherine e occhiali protettivi, cuffie, guanti e copriscarpe), ma basta chiacchierarci per conquistarsi reciprocamente la fiducia. Loro ascoltano le tue esigenze, le lamentele di tutti i malati dividendosi fra una stanza e l’altra, senza bere, senza poter andare in bagno, senza poter respirare aria ambiente; ma ti parlano e si sfogano, come se si fosse fra amici, ed è facile percepire oltre ai loro sogni ("Vorrei tanto andare al mare" la frase più ricorrente) la delusione (quel riconoscimento economico che non arriva) e anche legittime angosce.

Già, perché la paura per questo tornado sconosciuto che ci ha travolti traspariva spesso dai loro sguardi, pur velati da visiere colorate. C’è solo da essere grati agli Angeli in corsia, uomini e donne ancor prima che infermieri: professionali, coraggiosi, instancabili e con un cuore grande così.

Molti sembrano poco più che ragazzi, altri vantano esperienza trentennale, tutti sono pronti a tutto. Sempre col sorriso stampato sulle labbra, con una battuta che ti faccia sorridere. C’è solo da essere grati a questi Angeli costretti a turni massacranti, a quelli che alle 5 vengono a farti i prelievi e a rilevare la temperatura corporea, o a quelli che alle 8 ti portano la colazione e poi mantengono linda la stanza. Ma pure a chi viene a cambiarti e lavarti in qualsiasi momento e a chi è di turno la sera e ti dà la buonanotte, dopo aver controllato che tutti abbiano preso le pillole della terapia.

E quando negli ultimi giorni, prima delle dimissioni, ti chiamano vicino la porta per salutarti e mostrarsi senza scafandri e “tute mimetiche”, puoi solo essere orgoglioso e felice di aver conosciuto gente così. Persone semplici, buone, adorabili. Che ti dicono "questo è il mio volto, vedi che sono normale e magari anche carina?", prima di rivestirsi da “astronauti” e tornare a fare il giro nelle stanze del dolore. Spandendo ottimismo, nonostante tutto. "È il nostro lavoro, lo amiamo, abbiamo scelto di farlo…". Per questo non finiremo mai di ringraziarli.

Giulio Mola

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