Coronavirus, didattica a distanza: in piazza per dire "no"

Gli studenti protestano per la gestione delle lezioni durante il periodo del lockdown e chiedono la cancellazione delle tasse universitarie

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Anche a Milano gli studenti sono scesi in piazza contro la gestione della didattica durante l’emergenza coronavirus. "Ministra Azzolina ma quale avanzamento, le video lezioni sono un fallimento" uno degli slogan urlati dai manifestanti in piazza Duca d’Aosta sotto il Pirellone. "Bocciamo il ministro non gli studenti", "Noi la crisi non la paghiamo, le tasse universitarie vanno annullate", "Nessuno deve rimanere indietro, appelli sessioni di laurea straordinari", alcuni dei cartelloni esposti dai ragazzi. Ad organizzare il presidio su tutto il territorio nazionale è stato il Fronte della Gioventù Comunista: "Abbiamo deciso di scendere in piazza contro le decisioni del governo in materia di istruzione – spiega il responsabile milanese del Fronte, Riccardo Sala -. La didattica a distanza non ha fatto altro che aumentare il divario tra studenti, lasciando indietro i figli dei lavoratori: per questo motivo, nessuno deve essere bocciato.

Abbiamo ricevuto innumerevoli segnalazioni di lezioni che andavano a scatti a causa della connessione o di altri problemi. Bisognava limitarsi allo streaming. È necessario prevedere un piano straordinario per il rientro a scuola in sicurezza, che contempli massicce assunzioni di docenti e fondi per l’edilizia scolastica. Ma il problema non è solo della scuola, nessuna università ha annullato la seconda rata ma si sono limitate a spostarla. Con la crisi che arriverà come potranno le famiglie sostenere tutte queste spese?". Il dito è puntato verso il governo e le denunce da parte degli studenti sono tante: "Abbiamo iniziato molto tardi la didattica a distanza – racconta il liceale Giorgio Cacciatori -. La mia scuola ha continuato a procrastinare fino a quando questa tipologia di lezioni è divenuta obbligatoria. Dopo un mese di nulla adesso ci siamo ritrovati sommersi dal lavoro. Per gli studenti senza webcam o tablet la scuola non ha dato alcun incentivo.

Ci sono stati anche problemi legati alla qualità della didattica a distanza: dirigenza scolastica e professori non dialogavano e tutti facevano un po’ come volevano. Da uno a dieci alla didattica a distanza darei tre e mezzo". Parole a cui fanno eco quelle del 18enne Daniel Piedra: "A seconda del professore usiamo programmi diversi per seguire le lezioni. A livello pratico è difficilissimo, c’è tanta confusione. La scuola non ha fatto altro che portare avanti valutazioni sulla base del nulla dato che su classi di 30 studenti a causa di ogni tipo di problema a frequentare le lezioni online sono in 20. Anche gli stessi professori si trovano in difficoltà, non avevano la minima idea su come dovessero muoversi. Sinceramente però non sono neanche contento di tornare in una scuola pubblica in cui i muri cadono".

Federico Dedori

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