Diana Pifferi lasciata morire di fame e sete, nuove accuse per mamma Alessia

Milano, la bambina di 18 mesi era già stata abbandonata e maltrattata in passato

I funerali della piccola

I funerali della piccola

Milano, 2 settembre 2022 - Maltrattamenti gravi pregressi alla morte e quasi sicuramente anche abbandono di minore. Si appesantisce la posizione processuale di Alessia Pifferi, la donna di 37 anni, in carcere dal 21 luglio, con l’accusa di avere lasciato morire di stenti la piccola Diana di 18 mesi, rimasta in casa sola, per una settimana, senza mangiare e senza bere.

La mamma quindi, risponderà del reato di maltrattamenti gravi reiterati, precedenti alla morte, come imputazione autonoma aggiuntiva, oltre naturalmente a quella di omicidio volontario, pluriaggravato. Sul tavolo, in valutazione, ma quasi scontata, anche l’ipotesi di abbandono di minore. Per questo motivo, cioè per via di questa nuova configurazione, già nelle prossime ore il fascicolo sul caso Pifferi sarà co-assegnato anche al quinto dipartimento quello delle "Fasce deboli", guidato dall’aggiunto Letizia Mannella. D’altra parte era stato proprio il gip Fabrizio Filice a scrivere, nelle carte di convalida del fermo, che non era la prima volta che la Pifferi lasciava in casa senza mangiare la piccola Diana, la lasciava sola, in stato di totale abbandono, accettando il rischio che morisse o anche solo che le succedesse qualcosa di grave configurando così già gli estremi per la contestazione di ulteriori reati. I maltrattamenti e l’abbandono avvenuti prima di arrivare all’ultima settimana, quella della morte, aumentano i già pesanti capi d’imputazione.

La perizia

Di 48 ore fa il divieto, disposto dal gip Filice, di accesso in carcere per il superperito Pietro Pietrini, ordinario di Biochimica clinica e Biologia molecolare clinica all’Università di Pisa, uno dei due docenti incaricati dalla difesa di redigere una consulenza neuroscientifica e psichiatrica sulla giovane donna. Per il giudice delle indagini preliminari la Pifferi non ha ravvisato, allo stato delle indagini, motivi validi per essere sottoposta a colloqui, al di là di quelli con i legali, con persone esterne e medici ai fini di una consulenza tecnica sul suo stato di salute mentale. Anche perché agli atti dell’inchiesta, coordinata nelle battute iniziali dal pm Francesco De Tommasi e condotta dalla Squadra mobile, per ora non ci sono elementi che fanno pensare ad eventuali patologie psicofisiche della 37enne.

Esami sul biberon

C’è attesa, invece, per l’incidente probatorio, che prenderà il via il prossimo 28 settembre, sugli accertamenti tecnici di natura biologica e chimico-forense del materiale sequestrato, tra cui il biberon trovato accanto al corpo senza vita della piccina. Se dagli esiti degli esami sul latte trovato nel biberon, dovesse risultare che la Pifferi aveva somministrato benzodiazepine alla piccola Diana per far sì che lei non piangesse, la sua posizione si aggraverebbe ulteriormente perché le sarebbe riconosciuta anche la premeditazione.

Le chat dell’orrore

Gli investigatori hanno anche depositato le chat estrapolate dal cellulare della donna. Sul loro contenuto c’è il più stretto riserbo perché sono nel fascicolo di indagine ma, da quanto pare di capire, confermerebbero il quadro finora emerso in base al quale la piccola Diana sarebbe stata un "peso" per la madre che soffre, per dirla con le parole del giudice Filice, di una "evidente instabilità affettiva manifestata in una forma di dipendenza psicologica dal compagno, che l’ha indotta ad anteporre la possibilità di mantenere una relazione con lui anche a costo di infliggere enormi sofferenze a sua figlia". Anche la nonna e la zia di Diana hanno nominato in questi giorni un loro legale in vista della costituzione di parte civile contro la mamma killer che hanno disconosciuta.

 

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