Di ultimi giorni di scuola e di treni persi

Migration

Gabriele

Moroni

Ultimo giorno di scuola. Per molti di noi era anche l’ultimo giorno in treno. Treno, compagno fedele di gioie e delusioni, emozioni, paure, frettolosi ripassi. Ho un ricordo particolare (ahimè molto lontano) di un ultimo giorno di scuola e di un treno. O meglio di un treno che quel giorno, non ricordo il motivo, non si presentò in stazione. Eravamo ragazzini spavaldi e con una buona dose di incoscienza. La camminata sotto il sole di giugno non ci spaventava, anzi ci parve una bella avventura. Decidemmo di tornare a casa a piedi. Ora di pranzo. Pochissima gente. Traffico ridotto al minimo (altra epoca!). Scorgemmo una figura che camminava davanti a noi. Aguzzammo lo sguardo. Era un nostro insegnante, un giovane professore. A sua volta appiedato, aveva preso la nostra stessa decisione. Lo raggiungemmo. Procedemmo insieme di buon passo. La meta era in vista quando apparve un piccolo da calcio, uno di quei campetti brulli dove anche un solo filo d’erba era una rarità. Dietro una delle porte, ovviamente priva della rete, un vecchio pallone, pesante come una zucca. Un sguardo d’intesa. Ci dividemmo in due squadre. Il professore, fuori quota, si divise equamente fra le due. L’incontro si concluse con un giusto pareggio. A casa ci aspettavano le reprimende dei genitori. Indimenticabile quell’ultimo giorno di scuola. Merito di un treno mancato.

Salvatore, Voghera

Nel ricordo offerto dal nostro lettore c’è tutto un sapore di tempi andati, puliti, belli. Quando anche un treno soppresso poteva rivelarsi un’occasione felice. Grazie per averceli restituiti, anche solo per un attimo.

mail: gabrielemoroni51@gmail.com

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro