Palermo, catturato detenuto carcere di Opera a rischio radicalizzazione

L'uomo stava per imbarcarsi per la Tunisia con un passaporto falso

Ben Mohamed Ayari  Borhane era evaso da Opera

Ben Mohamed Ayari Borhane era evaso da Opera

Milano, 27 maggio 2018 -  Mohamed Ben Borhane Ayari, il detenuto tunisino ad alto rischio radicalizzazione evaso  la notte tra il 17 e il 18 maggio dall'ospedale Fatebenefratelli di Milano - dove era stato trasferito dal carcere di Opera - è stato catturato a Palermo dagli agenti del Nic, il Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria. Stava per imbarcarsi per la Tunisia con un passaporto falso.

Sarebbe stata Bologna, città in cui in passato spacciava droga, la prima tappa dopo l'evasione. Dal capoluogo emiliano, il tunisino sarebbe poi andato in Sicilia. Spostamenti effettuati in treno. È quanto emerge dai primi accertamenti, mentre continuano le verifiche per accertare di quali appoggi abbia goduto e dove si sia procurato il passaporto falso che aveva con sé. Nei prossimi giorni, Borhane, che ora è rinchiuso nel carcere Pagliarelli di Palermo, sarà sentito dai magistrati. Quando sabato sera è stato catturato alla biglietteria in cui si era recato per comprare un biglietto di imbarco per la Tunisia, e dove gli agenti del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria (Nic) si erano appostati, mettendo uno dei loro uomini dietro lo sportello della biglietteria, l'evaso, convinto ormai di avercela fatta, è stato colto di sorpresa. "Complimenti, ma come avete fatto?", sono state le sue prime parole.

Le indagini e le operazioni per la cattura, eseguite dal Nic, guidato dal commissario capo Augusto Zaccariello, hanno impegnato complessivamente una sessantina di uomini e 15 sono stati coinvolti ieri nella fase finale per la cattura. Del detenuto dopo la fuga erano anche state diffuse delle foto segnaletiche e, benché non siano risultate utili per le indagini, sono state molte le segnalazioni arrivate dai cittadini, tutte vagliate e verificate. Borhane è fuggito eludendo la sorveglianza di tre agenti mentre si trovava nell'ospedale Fatebenefratelli di Milano, dove era stato portato perché aveva detto di aver ingerito una lametta, circostanza poi risultata falsa. Nelle ricostruzioni delle prime ore si era ipotizzato che la fuga fosse avvenuta dalla finestra di un bagno. In realtà il bagno utilizzato era senza finestra e lui è scappato dalla stanza in cui si trovava. Sui tre agenti è stata avviata un'indagine amministrativa interna per verificare eventuali responsabilità o comunque gravi negligenze nella condotta.

L’uomo, in Italia da circa 15 anni, aveva accumulato condanne definitive per circa 30 anni legate allo spaccio di droga, e il fine pena era previsto nel 2032.  Un detenuto pericoloso anche per il percorso di avvicinamento all’islam radicale, che aveva creato diversi problemi nei penitenziari. Aveva già cercato di impiccarsi in cella e nel marzo scorso, durante un’udienza a Bologna, aveva ingerito una lametta.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro