Democrazia e dittatura delle minoranze

Riccardo

Riccardi

Europa sta facendo la voce grossa verso Putin. Se la deve smettere di fare il dittatore sanguinario. Altrimenti, grazie alle sanzioni, se ne pentirà. Probabilmente è così. L’Europa non avrà pentimenti ma il ritorno ad una realtà disastrosa. La guerra con quanto ne deriva avrà conseguenze nefaste. Non arriverà “allo status” della Repubblica di Weimar ma cadrà in una economia di guerra. I Paesi Ue, soprattutto quelli più deboli soffriranno, mancando il mutuo soccorso politico di uno stato unitario, federale o confederale che sia. L’euro, peraltro adottato da 19 paesi su 27, avrebbe dovuto costituire la prima tappa di un percorso già tracciato. Invece è uno strumento poco monetario perché la Banca Centrale, senza tipografia, non ne possiede la sovranità. Il nazionalismo, sbandierato a motivo di interessi elettorali che rivendicheranno valori politici e tradizioni giuridiche, potrebbe cozzare con i principi della democrazia liberale. In Europa presenti negli ideali costitutivi. Più virtuali che dogmatici. Le ottuse regole europee esalteranno gli egoismi nazionalistici. Che non sono nell’interesse comune ma soltanto di quelli alla ricerca del voto. Mercato unico, stessa moneta. Ma mancanti del collante politico della difesa, energia, fisco e quant’altro. Si sente spesso dire cosa ci azzecca il siciliano con l’olandese? L’errore è proprio questo. Il problema non è portare in Croazia la cultura francese o calabrese. I valori locali, pur differenti, alla lunga possono unire proprio per la diversità. Nella finanza i fondi comuni diversificano per tutelare e guadagnare. Intanto va eliminata l’unanimità punto democratica. Si deve ricorrere alle maggioranze che tengano presente contributi pagati e popolazione. Solo con la democrazia che sconfigge la dittatura delle minoranze forse si potrebbe cominciare a parlare di Europa. Stato, non strumento di mercato.

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