La Regione porta al Tar l'Rt senza asintomatici

Non solo lo scontro tra i tecnici sui dati: nel mirino del ricorso anche l’indice che ha deciso la zona rossa per la Lombardia

Il governatore Attilio Fontana e l'assessora Letizia Moratti

Il governatore Attilio Fontana e l'assessora Letizia Moratti

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Milano, 25 gennaio 2021 -  C’è anche l’Rt sintomi nel mirino del ricorso al Tar della Lombardia, che andrà avanti a prescindere dal venir meno dell’urgenza, dato che la Lombardia da ieri è tornata arancione grazie al ricalcolo dell’Rt del 30 dicembre, crollato da 1,4 a 0,88. E il modo in cui è crollato è al centro di uno scontro senza precedenti tra Regione e Governo, ciascuno impegnato ad attribuire agli altrui tecnici l’errore che ha tenuto in zona rossa per una settimana la Lombardia. Il ricalcolo è conseguenza del Var sulla settimana di monitoraggio numero 35, che secondo la relazione dell’Istituto superiore di sanità con l’aggiornamento del database del 20 gennaio ha portato a una riclassificazione che ha visto sparire, rispetto al mercoledì precedente, 4.875 casi con una data d’inizio sintomi dai 419.362 considerati in origine per l’Rt, 17.654 dai 185.292 con l’indicazione di uno stato sintomatico e ne ha aggiunti 12.799 ai 234.070 dichiarati asintomatici o senza indicazione dello stato clinico precedente. In un comunicato l’Iss ha poi spiegato, per la prima volta almeno pubblicamente, che quando il campo dello «stato clinico» non viene compilato inizialmente il caso è considerato per l’Rt, ma se il campo non viene aggiornato nelle settimane successive viene eliminato dal conto, e lo stesso avviene se un paziente viene dichiarato asintomatico.

Dice, l’Istituto, che la Lombardia aveva segnalato «una quantità di casi significativamente maggiore di altre regioni» senza compilare quel campo (e «questa anomalia è stata segnalata più volte alla Regione»), e che «nell’ultimo periodo ha classificato un gran numero di questi casi come guariti», ma sono stati depennati proprio per mancanza dello stato clinico: il combinato disposto avrebbe determinato la sparizione ex post di un’alta quantità di sintomatici precedenti e la conseguente sovrastima del balzo dei contagiati riflessa dall’Rt di 1,4. Governo, Iss e Cabina di regìa sostengono che la Regione abbia «rettificato» i dati, i tecnici del Welfare invece dicono d’aver mandato gli stessissimi dati e solo d’essersi prestati, su richiesta dell’Iss, a compilare il campo «stato clinico» col valore “asintomatico” o “paucisintomatico” in un 3% di schede indicate dall’Istituto; di averlo fatto «per aiutare a migliorare il meccanismo» e ottenere subito la corretta classificazione della Lombardia, pur ritenendolo «scorretto» perché la compilazione di quel campo, che dicono da sempre facoltativa, veniva effettuata con «assoluta fedeltà», cioè solo quando l’informazione era davvero disponibile. 

Comunque sia andata, osservano alcuni esperti consultati dal Giorno, è un disguido che mai sarebbe potuto accadere in tempo di pace: nei flussi consolidati tra regione e Ministero i dati vengono rimandati indietro quando qualcosa non torna. Ma una pandemia come non se ne vedevano da cent’anni ha imposto a sistemi sanitari abituati a gestire le malattie infettive in un foglio Excel di mettere in piedi in fretta strumenti informatici per i big data di migliaia di contagiati e milioni di tamponi. Con i disguidi che ne possono conseguire, come dimostra il caso sollevato da alcuni sindaci del Pd di una temporanea esplosione di positivi sul «cruscotto», che però è gestito da Aria e nulla ha a che fare col flusso tra Dg Welfare e Iss. La tesi della Regione è che sia accaduto anche all’algoritmo della Fondazione Kessler usato dall’Iss per calcolare l’Rt, e che solo dopo la sua segnalazione gli stessi tecnici di Roma abbiano scoperto un «baco». 

Ma il ricorso al Tar avrà come obiettivo anche una revisione dei parametri in base ai quali scattano le misure di contenimento, chiesta «da quasi tutti i governatori», ha sottolineato il presidente Attilio Fontana. Che contesterà l’eccessivo peso attribuito all’Rt basato sui soli casi sintomatici. Un onesto parametro scientifico considerato gold standard in tempo di pace, ma forse, ragionano diversi esperti, non così rappresentativo della realtà in una pandemia che ha uno dei problemi principali nella contagiosità degli asintomatici, calcolati dal più spurio Rt basato sulla data del tampone. Dopo che l’ultimo Dpcm ne ha abbassato le soglie, l’Rt sintomi è diventato il vero decisore politico dei passaggi di colore: il 16 gennaio quello della Lombardia è stato dichiarato in base al responso dell’algoritmo, nonostante tutti gli altri parametri, dall’Rt ospedaliero all’incidenza settimanale al tasso di occupazione degli ospedali, dipingessero una situazione non certo rosea né gialla, ma nemmeno da zona rossa.  

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