Data science e nuove emergenze

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Giancarlo

Manzi*

Si dice che in futuro avremo a che fare con sempre più emergenze a causa della globalizzazione, del riscaldamento globale e dei nuovi assetti geo-politici. Se questo sarà lo scenario la data science può fornire un aiuto fondamentale. Nel suo libro “The art of Statistics”, David Spiegelhalter, uno dei più importanti statistici al mondo, sottolinea l’importanza di “imparare” dai dati usando tecniche algoritmiche per ottenere informazioni più precise. L’accesso ai cosiddetti big data e lo sviluppo di potenti algoritmi per elaborarli fanno della data science una scienza “rivoluzionaria”. Le sue tre componenti fondamentali sono la statistica, l’informatica e “il contesto” da analizzare. Il data scientist è una figura professionale a metà tra l’informatico e lo statistico che conosca anche il campo di applicazione e soprattutto sappia comunicare risultati complessi a diversi interlocutori in modo semplice. È per questo che il data scientist è una delle figure professionali più richieste nel mercato del lavoro. A proposito di emergenze in ambito sanitario ci si chiede oggi se una migliore raccolta dei dati sul Covid-19 e una più diffusa condivisione di essi non avrebbero potuto fornire una risposta più efficace. È ipotizzabile che la cronica mancanza di una sufficiente “cultura del dato” tra i vari attori - manager sanitari, decisori politici, giornalisti e pazienti - nel processo di produzione, utilizzo e analisi dei dati abbia condotto ad alcuni errori: non si è parlato sufficientemente la “lingua dei dati” e questo ha influito negativamente sulla condivisione della conoscenza. Per evitare il ripetersi di questi errori l’utilizzo della data science per affrontare le nuove emergenze, soprattutto in ambito sanitario, appare importantissimo. Questi temi così attuali saranno discussi in un workshop che si terrà il 6 maggio dalle 10 nella sala lauree della Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali della Statale. Interverranno data scientist, manager sanitari e associazioni di pazienti. *Docente di Statistica Università degli Studi Milano

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