Bombe d'acqua e gru crollata, l'esperto: "Cemento e incuria primi alleati dei disastri"

Smottamenti, crolli e strade chiuse. L’esperto di Fisica dell’atmosfera della Cattolica: effetti del cambiamento climatico e non solo

La frana a Chiavenna

La frana a Chiavenna

Milano - Un’altra giornata di danni e paura. Dopo i violenti temporali di domenica che hanno interessato soprattutto le province di Varese, Como, Lecco e Sondrio, ieri anche il Milanese e la Brianza hanno fatto i conti con grandine e raffiche di vento violente. A Rozzano, nell’hinterland di Milano, intorno alle 13 una gru è crollata su un palazzo: 24 famiglie sono state evacuate. A Blevio (Como) resterà chiusa per tre giorni la provinciale Lariana; riaperta a senso unico alternato la provinciale 37 chiusa domenica mattina a Chiavenna (Sondrio).

Giacomo Gerosa, professore di fisica dell’atmosfera all’Università Cattolica di Brescia, perché la Lombardia è sempre più colpita da fenomeni meteorologici estremi? "Sono i primi effetti del cambiamento climatico: ci sono più umidità e più energia. Ma è semplicistico ridurre tutto a questa trasformazione. Anche l’abbandono del territorio e il consumo di suolo sono fattori decisivi". Cos’e successo negli ultimi anni? "L’ultimo decennio è stato caratterizzato da una crescita delle temperature. Non solo estive ma anche medie. Bastano pochi decimi per aumentare la quantità di energia presente nell’atmosfera: è benzina per questi eventi estremi. L’aumento della temperatura favorisce l’evaporazione: in Pianura Padana abbiamo molta acqua che spinta dal calore sale e se incontra un fronte freddo, proveniente dall’Atlantico, provoca temporali molto forti e grandine". Perché la regione è esposta anche a raffiche di vento così intense e trombe d’aria? "Perché la crescita dell’energia dispersa nell’atmosfera, effetto dell’aumento del calore, ha provocato maggiore differenza di pressione a monte e a valle della zona interessata dal fronte temporalesco". Ci sono zone più a rischio? "La zona più pianeggiante, soprattutto la Bassa Bresciana, la Bergamasca e l’Alto Mantovano. Qui si generano supercelle e fenomeni convettivi. La pianura è più esposta perché ha una forte radiazione solare e tanta acqua spinta dal calore: basti pensare cosa è successo a Travagliato qualche anno fa quando sono stati scoperchiati dei capannoni. Aspettiamoci un incremento anche dei tornado nei prossimi anni". Sulle Alpi e nella fascia Prealpina, invece, sono aumentate frane ed esondazioni: bastano pochi temporali per provocare alluvioni, cadute di detriti che invadono le strade. Perché? "Per l’incuria del territorio. Queste sono le conseguenze di eccessive cementificazioni, di suoli che non sono più in grado di drenare l’acqua, di alvei non puliti: abbiamo un livello di cementificazione che non ha pari in Europa". Quali rimedi si possono attuare? "Bisogna adottare politiche e comportamenti che ci consentano di convivere con fenomeni meteorologici estremi sempre più frequenti. Dobbiamo ridurre le emissioni per diminuire la quantità di energia nell’atmosfera: i risultati li vedranno i nostri nipoti. Nel frattempo possiamo cercare di mitigare gli effetti dei temporali violenti prendendoci cura del territorio, tenendo puliti i corsi d’acqua e limitando il consumo di suolo".