"I miei 33 anni da ghisa. Sempre in strada"

Sabato ultimo giorno in servizio per Daniele Vincini, vigile motociclista e anima del Sulpm. Tra ricordi, orgoglio e battaglie da continuare

Daniele Vincini nel cortile di piazza Beccaria: è il quarto da sinistra in prima fila

Daniele Vincini nel cortile di piazza Beccaria: è il quarto da sinistra in prima fila

Milano, 25 novembre 2020 - Andrà in pensione tra tre giorni, ma continua a pensare alle battaglie da fare. Daniele Vincini è così: non molla l’osso, neppure a fine carriera. La divisa da ghisa ce l’ha cucita addosso: "Resterò a capo del Sulpm, il Comune non si libererà di me", sorride. 65 anni, più della metà (33, 7 mesi e 22 giorni) nel Corpo di piazza Beccaria, sabato sarà il suo ultimo giorno: "In Zona 1". In sella alla moto del Reparto Radiomobile (ora si chiama Unità, ma lui preferisce Reparto).

E il primo giorno se lo ricorda? "6 aprile 1987. All’epoca c’era lo scritto, un tema, e poi l’orale da affrontare: fu l’ultima volta che presero persone senza diploma; ai tempi non ce l’avevo, poi l’ho preso, da ragioniere".

Esperienze precedenti? "Pilota collaudatore all’Alfa Romeo e Battaglione San Marco".

Com’era allora fare il ghisa? "Andavi agli incroci con la tua macchina, altro che auto di servizio. E non c’erano manco gli spogliatoi, partivi da casa già in divisa. C’era un ragazzo che ogni volta che mi passava davanti impennava, per sfida. Mi sfuggiva sempre, così un giorno mi presentai con la mia Honda e all’ennesimo affronto lo inseguii e lo presi. Altri tempi, era dura: uscivi da solo, ti mettevi all’incrocio e via. I semafori c’erano già, ma avevano un meccanismo elettromeccanico: potevi aprirli e regolarne la frequenza a seconda del traffico".

Lei è un’istituzione come sindacalista del Sulpm. Quando ha iniziato? "Negli anni Novanta, come delegato in zona Certosa".

La conquista di cui va fiero? "Ce ne sono tante: quando sono arrivato io, non avevamo neanche i bracciali di contenimento. E poi i caschi, gli scudi, l’intitolazione della caserma del Radiomobile a Vincenzo Ugga. Però il giorno più bello della mia carriera è stato quello in cui i nuovi vigili hanno potuto giurare in piazza Duomo, e non nella palestra della scuola del Corpo come successo a me".

Il giorno più brutto? "La notte in cui fu ucciso Nicolò Savarino, un martire: non dimenticherò mai quella striscia di sangue sull’asfalto, ma resterà nella mia mente in maniera altrettanto indelebile l’unità che dimostrammo, con la gente che rientrava in servizio per dare una mano".

Com’è cambiato in questi anni il lavoro del ghisa? "Prima facevamo soprattutto viabilità, e a fine carriera diventavi “quartierista“: i più anziani conoscevano vita, morte e miracoli delle zone in cui lavoravano, poliziotti e carabinieri venivano da noi per sapere chi abitava dove e a chi apparteneva quel determinato negozio. Poi ci siamo trasformati, soprattutto grazie all’opera del comandante Antonio Chirivì. Al di là di tutto, la polizia locale resta la polizia stradale di Milano. Sempre in strada, come ho fatto per tutta la carriera: lì impari a stare al mondo, lì ti fai l’esperienza che ti sarà utile per affrontare le situazioni più complicate".

Lei ha partecipato centinaia di volte ai servizi di scorta: quali si ricorda con più piacere? "Tanti. Gorbaciov, Obama, Papa Francesco. Una volta, c’era un presidente di una Repubblica ex sovietica che voleva arrivare a tutti i costi a Palazzo Reale prima di Putin per un rinfresco. C’era un percorso obbligato da seguire, ma gli uomini della sua scorta vennero da me imploranti a chiedere se si potesse svoltare contromano in piazza Scala per accelerare. “Non è previsto“ gli risposi, ma era davvero spaventato".

Una volta, è stato pure attore. "Sì, nella “Notte della Repubblica“ di Sergio Zavoli ho interpretato il collega Alessandro Ferrari, vittima della strage di via Palestro: è stato un grande onore per me".

Cosa direbbe ai nuovi agenti? "Di avere orgoglio per la divisa che indossano".

E al prossimo sindaco? "Di avere a cuore la polizia locale, valorizzandola e trattandola con il rispetto che si deve a un Corpo che ha sempre dato tutto per i suoi cittadini".

Ora si godrà la pensione... "No, continuerò a guidare il Sulpm. Ho tante cose da fare".

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