Dalle Rsa alla lista Fontana "Salto inopportuno? La mia competenza per cambiare sanità"

Luca Degani: scelta personale e di vita, non ho trattato posti

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di Giambattista Anastasio

La sua candidatura alle elezioni Regionali non è passata inosservata. E non poteva essere altrimenti perché Luca Degani, oggi in corsa per il Consiglio regionale nella fila della lista civica del governatore uscente Attilio Fontana, solo fino a pochi giorni fa trattava con lo stesso Fontana ogni aspetto relativo alle Rsa, fondi compresi, in quanto presidente di Uneba Lombardia, l’associazione che rappresenta proprio le case di riposo. Da qui la domanda.

Degani, ritiene opportuna questa candidatura?

"È una scelta che riguarda la mia dimensione personale e il mio percorso di vita e professionale. È un passaggio: dopo essere stato il rappresentante di una lobby bianca, provo a portare in politica la mia esperienza e i miei studi. Ho all’attivo più di 25 anni di insegnamento universitario sulla legislazione sociosanitaria e sulle politiche sociali".

Quando ha deciso di candidarsi per il governatore uscente?

"Io ho dato visibilità al mondo delle Rsa, anche in termini mediatici, all’inizio dell’epoca Covid, quando c’è stato un fortissimo contrasto proprio con la Regione, oltre che col Ministero della Sanità, sulle prime politiche di intervento in favore degli anziani non autosufficienti e sugli effetti che il virus avrebbe potuto avere su di loro. Da lì è iniziato un forte dialogo, noi siamo riusciti a far capire che era necessario recuperare risorse per questo mondo e ad attivare una modalità di presa in carico effettiva. Non ho trattato in un momento in cui avevo già deciso di candidarmi: ho espresso questa volontà direttamente al presidente Fontana solo a dicembre del 2022m quando si stava discutendo di regole di sistema, non di risorse. Allora ho ritenuto di provare un’esperienza di servizio pubblico di questo tipo".

Che intende fare se eletto?

"Il mio obiettivo è inferire a monte e non a valle nel percorso di mutamento della sanità territoriale ed ospedaliera. La politica oggi non ha pienamente coscienza di quel che significa passare da una sanità ospedaliera ad una sanità territoriale. La popolazione è sempre più anziana e di conseguenza le risorse del fondo sanitario tenderanno a diminuire. La sanità ha due grandi canali di recupero di risorse economiche: l’Iva e l’Irap, che insieme fanno il 98% del sistema sanitario. Ma la prima è un’imposta sui consumi, la seconda sulle capacità produttive. E una popolazione sempre più anziana consuma e produce meno. Da qui la tendenza a decrescere del fondo sanitario. Una tendenza fotografata già dal Governo Monti e, ora, dal Governo Meloni che ha fatto sapere che l’aumento del fondo non potrà andare oltre i 300 milioni. Ma io credo che si possa garantire una migliore funzionalità del sistema anche con risorse limitate chiedendo agli enti gestori di Rsa e Rsd di mettere a disposizione le proprie professionalità anche per la medicina territoriale: io infrastrutturo con telemedicina e telemonitoraggio le Rsa e le Rsd sfruttando i fondi del PNRR, dedicati proprio alla telemedicina e al telemonitoraggio, e creo una sanità che resta a controllo pubblico ma che cambia i soggetti e la metodologia della presa in carico. Questo consentirebbe anche di alleviare la carenza di medici di base, mettendo a disposizione i medici di Rsa e Rsd, proprio attraverso telemedicina e telemonitoraggio. L’altra mia priorità è liberare il terzo settore da un eccesso di burocratizzazione che lo incantena".

Mi sembra un programma ambizioso, che va al di là di quello che può fare un semplice consigliere regionale.

"Mi sono candidato per fare quanto ho detto. Ho una certa età (54 anni ndr) ma non mi sono mai candidato da 30 anni a questa parte, non ho idea della mia capacità di raccogliere preferenze e non sto facendo una campagna targata per rispetto di quelle che sono state le mie competenze. La mia speranza è di essere eletto, di entrare in Consiglio regionale, in Commissione Sanità e, certo, col tempo, avere incarichi di governo se saprò fare politica in modo credibile. Ma non ho trattato posti. E dal punto di vista professionale, non ho alcun guadagno da questa candidatura, anzi".

Perché con Fontana e non con Letizia Moratti o Pierfrancesco Majorino?

"Io ho una formazione cattolica, mi riconosco nel cattolicesimo democratico, e non mi sento rappresentato dal mondo della Moratti, nel quale non c’è una vera rappresentanza di centro, che è invece presente nalla lista Fontana. Quanto a Majorino, è una persona con forte idealità, onesta e seria, ma non sono convinto che abbia, a differenza di Fontana, capacità di governo e di dialogo in un momento in cui la ridefinizione del sistema sanitario, sociosanitario e del terzo settore, necessitano di un confronto forte con Governo e Unione Europea".

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