Dalla Guinea insieme sul barcone Il bimbo al “Buzzi”, madre sparita

Storia di Ana partita dall’Africa nera e violentata due volte. Sbarcata in Sicilia ora è in città perché il neonato deve essere operato al cuore. Lei è analfabeta e solo un mediatore capisce il suo dialetto

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Il piccolo Mohamed, appena sei mesi e nato con una grave malformazione cardiaca, è aggrappato alla vita in un lettino dell’ospedale Buzzi. La sua mamma, una ragazza di 26 anni originaria della Guinea, da tre giorni è sparita. Una storia drammatica. Ana (nome di fantasia) è arrivata in Italia su un barcone un mese fa, lei da sola con quel neonato figlio di uno (non sa quale) dei due uomini che l’hanno violentata. Dopo lo sbarco in Sicilia e la breve permanenza in un centro di accoglienza a Crotone, mamma e figlio vengono trasferiti a Milano: il bimbo deve essere operato con urgenza al cuore. Lei però si trova fuori dal mondo. Parla solo la sua lingua, non sa leggere né scrivere, non riesce a comunicare con nessuno se non con Moussa, un mediatore del centro di via Corelli che pratica il suo stesso dialetto (ed è uno dei pochissimi a conoscerlo).

Sabato scorso Ana è andata al Buzzi, doveva aver deciso che continuare in quel modo non aveva senso. Voleva riprendersi Mohamed. Così si è caricata il neonato in spalla e ha fatto per andarsene, ma per fortuna qualcuno l’ha vista e l’ha bloccata. Hanno tentato di spiegarle in qualche modo che fuori dalll’ospedale il bambino rischia la vita. Lei forse ha capito e ha messo giù quel fagotto. Ha lasciato lì il piccolo, e nei giorni successivi è tornata da lui un paio di volte.

I medici però non riescono a comunicare con lei, che alla psicologa che se ne occupa è apparsa del tutto disorientata, com’è inevitabile vista la realtà nella quale è stata catapultata, totalmente diversa da quella che conosce, e per di più senza possibilità di farsi capire se non dal mediatore amico di via Corelli. Un dramma. Gli educatori ritengono che non sia in grado di muoversi autonomamente in città

Negli ultimi due giorni è stata persa di vista. Sparita. Forse ha deciso di abbandonare il bambino lasciandolo all’ospedale per farlo dare in affido o perchè qualcuno più preparato di lei lo prenda in adozione. Ma nessuno può escludere che invece le sia successo qualcosa. Ana non è tornata in via Corelli, da dove è scattato l’allarme. Ma potrebbe anche essersi semplicemente persa in città.

I carabinieri, che la stanno cercando, hanno chiesto al magistrato di poter acquisire i tabulati con le chiamate fatte e ricevute dal cellulare della ragazza. Però per legge l’acquisizione è possibile solo quando ci sia in ballo qualche genere di reato. E invece Ana sembra sparita ma non c’è prova che non lo abbia fatto volontariamente. O al limite, inconsapevolmente. Per rintracciarla, gli investigatori dovranno chiedere le geo-localizzazione del cellulare al gestore telefonico, com’è possibile fare, per esempio, quando c’è il sospetto di un suicidio. La sorte di mamma e figlio, per il momento, è poco più che una luce nel tunnel.

Mario Consani

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