Dal suo tavolo di lavoro all’armatura da kendo giapponese

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"I suoi insegnamenti tornano a casa, nel suo Politecnico". Così a dicembre la famiglia Ferré aveva annunciato la decisione di donare all’ateneo tutto l’archivio, (riconosciuto patrimonio "di particolare interesse culturale" dal Ministero e dalla Soprintendenza) e la sede di via Tortona, progettata dall’architetto Franco Raggi. Ferré si era laureato al Politecnico nel 1969. È nato così il “Centro di ricerca Gianfranco Ferré”, che è stato aperto al pubblico - non a caso - in occasione del Fuorisalone, mostrando i primi risultati della ricerca orientata alla fruizione aumentata dell’archivio Ferré, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, come realtà aumentata e digitale e digital twin.

Sotto il coordinamento del Laboratorio di Ricerca “Fashion in Process“ del Dipartimento di Design, il centro ha l’obiettivo di "indagare, sviluppare e sperimentare tecniche avanzate di visualizzazione, rappresentazione e fruizione di artefatti materiali ad elevato contenuto culturale, tipici delle industrie creative e culturali che rappresentano un elemento identitario distintivo della cultura italiana e del suo riconoscimento e posizionamento in ambito internazionale". In via Tortona 37, nel cuore della città creativa, su 600 metri quadri di superficie sviluppati su due livelli ci sono “pezzi” disegnati da Ferré, il grande tavolo in lamiera di ferro, che stava nel suo ufficio privato, la chaise longue in cavallino marrone, le poltrone Biedermeier rivestite in lucertola laccata. Ci sono i suoi viaggi: dal vaso-braciere cinese in bronzo lavorato e sbalzato, all’armatura da kendo giapponese, dal metro nautico agli “uccelli” realizzati da Grégory Morizeau e da Fabius Tita con pezzi di riciclo industriale. Tra elmi e cappelli di ogni epoca, pezzi di design moderno, come le sedie di Tom Dixon e la chaise longue “Metamorfosi 3”, pezzo unico di Franco Raggi.

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