Da Melegnano catena di solidarietà

Convoglio umanitario con due pullman ha consegnato 250 pacchi di medicinali e ha caricato 34 profughi

di Alessandra Zanardi

"Sono nata durante la seconda guerra mondiale e mai avrei pensato, a 81 anni, di dover vedere un altro conflitto. Nella mia città si spara e non si trova da mangiare perché i negozi sono chiusi. Ringrazio l’Italia per avermi accolta, ma spero di poter tornare a casa il prima possibile". Fuggita da Nikolaev insieme alla figlia e alla nipote, Larisa, classe 1941, è fra i 34 profughi ucraini che hanno raggiunto l’Italia attraverso una spedizione umanitaria partita venerdì da Melegnano e rientrata in città alle 11.30 di ieri, dopo una trasferta al confine tra Polonia e Ucraina. All’andata il grande pullman a due piani usato per il viaggio conteneva 250 pacchi di medicinali e generi di prima necessità, mentre al ritorno ha trasportato quel prezioso carico umano: mamme, bambini e anziani in fuga dall’orrore.

Persone che ora hanno trovato rifugio nel nostro Paese. Dopo l’arrivo a Melegnano, i profughi sono stati suddivisi tra varie destinazioni: Pescara, Genova, Roma, la provincia di Cremona e altre località, dove sono state individuate famiglie disposte a ospitarli. La spedizione è nata da un’idea di un privato, il melegnanese Alessandro Pennella, tatuatore di professione, ed è stata subito sposata da Germana Bertuzzi, educatrice socio-pedagogica. Una raccolta di fondi organizzata su GoFundMe ha permesso di coprire le spese di viaggio, mentre la generosità di tanti cittadini ha messo a disposizione cibo a lunga conservazione, vestiti, omogeneizzati, latte in polvere e prodotti per l’igiene personale. Alla trasferta hanno partecipato anche il sindaco di Melegnano Rodolfo Bertoli e l’ex sindaco di Vizzolo Predabissi Enrico Ceriani. Maksym Chervoniak ha fatto da traduttore e da contatto con l’ospedale oncologico di Kiev, al quale era destinata una parte dal materiale raccolto.

Dopo venti ore di viaggio, la delegazione è arrivata a Korczowa, il cui centro commerciale da alcune settimane si è trasformato in un campo profughi. "Toccare con mano il disastro e vedere quelle persone dormire sulle brandine è stata un’esperienza forte - racconta il sindaco di Melegnano -. Sul posto c’erano tanti volontari, arrivati da ogni parte d’Europa, che si prodigavano per prestare aiuto. Umanità e solidarietà sono la risposta a questo dramma". Nonostante il contesto generale di paura e disagio, "quelle persone erano sollevate all’idea di potersi mettere al sicuro - spiega Pennella -. Con acqua, tramezzini e caramelle abbiamo cercato di rendere il viaggio più gradevole". "Non credo di aver fatto nulla di eccezionale - conclude l’organizzatore -, vorrei solo lasciare ai miei figli un mondo più colorato".

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