Cyberbullismo, vessati sul web anche a vent’anni. Da Milano la sfida: norme più severe

Il sottosegretario svela le strategie per arginare il cyberbullismo

Polizia postale in azione

Polizia postale in azione

Milano, 28 giugno 2016 - Una ragazzina di 14 anni pubblica alcuni video intimi su un social network. Lo fa per gioco, ma in breve quel gioco si trasforma in un incubo. I filmati diventano virali e girano in rete con il nome e cognome dell’autrice. La ragazzina inizia a subire diversi episodi di bullismo con insulti e minacce. Il Comitato regionale per le comunicazioni (Corecom) si è attivato per far eliminare tutti i risultati che apparivano nei motori di ricerca sul web. Alla fine l’operazione è riuscita ma la reputazione della 14enne era talmente compromessa che la vita scolastica nel suo istituto era diventata impossibile e, così, la giovane ha dovuto cambiare scuola. Eppure, secondo una ricerca commissionata dallo stesso Corecom lombardo e presentata ieri a Palazzo Pirelli a Milano, «in generale i giovani lombardi si dimostrano abbastanza consapevoli dei rischi di una cattiva gestione della propria reputazione online e agiscono di conseguenza». Lo studio ha interpellato un «campione rappresentativo» di utenti abituali di internet tra gli 11 e i 18 anni. Il “rimedio” più diffuso per evitare situazioni spiacevoli riguarda la gestione della propria lista di contatti, con la cancellazione di amici non più desiderabili (61%). Il 42% degli intervistati, invece, ha cancellato o modificato elementi che aveva pubblicato in passato; il 35% ha tolto il suo nome da foto in cui era stato taggato da altri e il 26% ha cancellato commenti che altri avevano pubblicato sul suo profilo.

Alla presentazione della ricerca hanno partecipato, tra gli altri, il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, il presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo e il prefetto di Milano Alessandro Marangoni. Nel suo intervento Ferri ha sottolineato che «anche in Parlamento si sta discutendo di come intervenire in materia, con due orientamenti» di contrasto al bullismo. Un primo sostiene che «basta solo la prevenzione» e che «bisogna fare sistema coinvolgendo le scuole, gli educatori e la polizia postale». L’altro, invece, sostiene «la necessità di introdurre norme repressive più efficaci». Il sottosegretario ha aggiunto che questo fenomeno «non riguarda solo i minori ma anche la fascia tra i 18 e 21 anni». Il ministero della Giustizia, ha ricordato, «ha istituito un glossario con l’obiettivo di aiutare sia il minore ma anche l’adulto a capire come muoversi e quali sono le attività pericolose». Un glossario «che adesso è in fase di aggiornamento perché ci sono state delle modifiche». Da parte sua Cattaneo ha detto che «le leggi appaiono a volte carenti per quanto riguarda la tutela della persona nella sua integrità, perché probabilmente non sono ancora socialmente condivisi gli equilibri etici che riguardano libertà e responsabilità, libertà e controllo on-line».

Il prefetto Marangoni ha spiegato che la rete è «un mondo nuovo e veloce, che 20 anni fa non era ancora nato e che ha portato un modo di relazionarsi completamente diverso da quelli che abbiamo conosciuto finora». Per il prefetto, comunque, «non bisogna intervenire sulla malattia ma anche sulle cause che la determinano», dunque occorre agire sulla prevenzione.

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